La resa di Mps: lo Stato nel capitale

Il Tesoro sarà azionista da luglio con il 10% e incasserà interessi in titoli per 243 milioni sui Monti bond

Rocca Salimberni, storica sede della banca senese
Rocca Salimberni, storica sede della banca senese

A scendere in campo per il Monte sarà, alla fine, lo Stato. E così a più di 20 anni dall'avvio delle privatizzazioni bancarie, processo passato anche attraverso la costituzione delle Fondazioni, gli Enti pubblici tornano protagonisti della scena. Il Tesoro si prepara a entrare nel capitale di Mps, il polo bancario politicamente più schierato, almeno nel recente passato, e a diventarne uno degli azionisti di riferimento. Si tratta di un primo ritorno dello Stato nel capitale dei gruppi finanziari posto che, contrariamente a quanto accaduto all'estero in seguito alla crisi scoppiata con i subprime (in Gran Bretagna, ad esempio, con Rbs e Northern Rock e perfino Lloyds), in Italia non si erano verificati casi di nazionalizzazione o, comunque, di interventi nel capitale di banche strategiche in difficoltà.

Ma Rocca Salimbeni, nonostante i tentativi di rilancio e i diversi aumenti di capitale, non è ancora riuscita a riemergere dalla crisi e dagli scandali degli ultimi anni che ne hanno segnato i bilanci. Questa volta, però, l'ennesimo esercizio chiuso in profondo rosso avrà come prima conseguenza l'ingresso nel capitale della banca più antica del mondo del ministero dell'Economia attraverso la conversione in azioni degli interessi sui Monti bond in scadenza a luglio. Piazza Affari comunque, dopo una giornata sulle montagne russe, sembra essersi tranquillizzata di fronte a questa notizia e il titolo ha chiuso ieri a 0,48 euro in rialzo del 13% e con volumi da record (scambiati 324 milioni, quasi il triplo rispetto alla media dell'ultimo mese)

I termini previsti dai Monti bond, ovvero dal prestito di Stato da 4,07 miliardi (di cui 1,07 ancora in portafoglio al Monte) erogato nel 2013, prevedono infatti il pagamento degli interessi in titoli qualora la banca chiuda l'anno in perdita, come avvenuto appunto con il bilancio 2014 su cui Mps ha registrato, dopo rettifiche e svalutazioni per 7,82 miliardi, un rosso record di 5,34 miliardi. Lo scorso anno la nazionalizzazione parziale di Rocca Salimbeni era stata evitata, nonostante il rosso da 1,43 miliardi sul 2013, con l'emissione di nuovi Monti Bond. Ma si tratta di una strada non più percorribile.

In luglio Mps dovrà quindi pagare allo Stato una cedola di 243 milioni maturati sui Monti bond (per sei mesi su 4,07 miliardi e per l'intero 2014 sul miliardo rimasto dopo il rimborso di 3 miliardi di Monti bond avvenuto a luglio) che inevitabilmente, vista la perdita record registrata sul 2014, sarà liquidata in azioni. A questi prezzi di mercato, la cedola di 243 milioni equivale al 10% circa del capitale attuale o al 4,4% qualora la conversione avvenga in un momento successivo alla ricapitalizzazione da 3 miliardi, annunciata dai vertici di Rocca Salimbeni.

Sarà quindi il Tesoro il «cavaliere bianco» che tornerà ad affiancare Mps nel futuro rilancio del gruppo.

Addirittura, secondo quanto riportato da Vincenzo Longo (Ig), «il mercato ha iniziato a speculare sull'ipotesi che il cda possa far slittare l'aumento da 3 miliardi di euro in luglio rispetto a quanto dichiarato dal management che prevede l'operazione entro giugno, così da dare la possibilità al Tesoro di parteciparvi».

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