La resistenza Pd alla manovra si riduce al canto "Bella ciao"

I dem provano a mobilitarsi e a ostentare unità L'attacco a Fico: «È il braccio armato del governo»

La resistenza Pd alla manovra si riduce al canto "Bella ciao"

«Bella ciao», canta la piazza del Pd, che non è proprio un inno rivolto al futuro, ma insomma, questo è quanto per ora passa il convento. E così, sulla ballata dei partigiani e sullo sfottò ai Cinque stelle, «onestà-onestà», il Nazareno senza guida batte un primo colpo dopo nove mesi di encefalogramma piatto. Più che un colpo un colpetto, però gli organizzatori sono abbastanza soddisfatti della manifestazione: due-tremila in piazza Montecitorio, per protestare contro la Finanziaria, un po' di giovani, i sindacati dei pensionati, rapinati dalla manovra del «cambiamento», molti parlamentari e quasi tutti i candidati alla segreteria. Unico assente per impegni personali il favorito, Nicola Zingaretti, che manda comunque un messaggio di adesione.

Era dalle elezioni di marzo che il partito non dava segni di vita. Adesso, per qualche ora, riesce persino a offrire ai suoi militanti un simulacro dì compattezza. Unità era stato infatti lo slogan della vigilia e unità grida la gente riunita davanti alla Camera, mentre all'interno si compiono gli ultimi turbolenti riti dell'approvazione della legge di bilancio. Il più festeggiato è Emanuele Fiano, protagonista degli scontri in aula e del lancio del pensante faldone degli emendamenti in faccia al sottosegretario Massimo Garavaglia. «Menaje de novo», gli dicono tra una pacca sulle spalle e l'altra.

Se Zingaretti è presente solo «in spirito», gli altri aspiranti al soglio sono tutti lì. Ci sono persino diversi renziani doc, sospettati di essere già con un piede e mezzo fuori. «I nostri militanti hanno ragione a chiederci unità - dice Maurizio Martina - e io ho sempre cercato di lavorare per questo. Spenderò ogni minuto che ho perché il percorso delle prossime settimane ci dia più forza, ci apra e ci unisca e renda il Pd sempre più credibile nella costruzione dell'alternativa a Lega e grillini». L'ex reggente entra pure nella merito della Finanziaria: «Tolgono ai pensionati, aumentano le tasse, non danno nulla alle imprese. Una politica economica folle. Hanno costretto il Parlamento a non discutere, come mai era accaduto nella storia della Repubblica». E chiude così: «Governo ladro».

Tornano dunque i toni forti, quelli da comizio, e la gente apprezza. Per Graziano Delrio «Di Maio e Salvini sono come due autisti ubriachi che non sanno leggere i cartelli stradali e che ci stanno portando a sbattere contro un muro». Teresa Bellanova guadagna applausi invocando «la resistenza civile». Matteo Orfini attacca Fico per la gestione dei lavori parlamentari. «Il presidente della Camera ha sbagliato, ha scelto di essere il braccio armato della maggioranza. Non è così che si difendono le istituzioni».

Una donna affronta Paolo Gentiloni e gli urla in faccia: «Dovete tornare nelle strade». L'ex premier annuisce. «Lo stiamo facendo», risponde. «Riprendiamoci San Giovanni», la piazza storica della sinistra, grida un altro militante.

«Dovete svegliavi», chiedono dei giovani che vedono un partito bloccato in attesa delle primarie e delle decisioni dell'uomo forte Matteo Renzi. Delrio giura che la pausa è finita: «Oggi parte il nostro anno di mobilitazione». Prossimo appuntamento il 12 gennaio con i banchetti nelle piazze. E poi ricominceranno a litigare. I gazebo si avvicinano.

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