Politica

La retromarcia a sinistra degli ex avversari

Dal Prof a Bersani è partita la riabilitazione. E Bertinotti lo rimpiange al Milan

La retromarcia a sinistra degli ex avversari

Riabilitazione in corso a sinistra per lo storico nemico degli ultimi trent'anni? Sarà l'età, sarà che Salvini ora è più temuto come avversario, saranno forse anche i nuovi documenti sulla sentenza che estromise Silvio Berlusconi dalla politica nel 2013, ma da sinistra stanno arrivando parole insolitamente amichevoli verso il Cavaliere (tanto da far sospettare un piano politico del Pd per farsi andare bene persino Berlusconi pur di restare al governo). Da nemico a interlocutore politico, da male assoluto a leader responsabile. Una rivalutazione storica che è partita dai massimi livelli dello schieramento sempre ferocemente avverso a Berlusconi, a partire dal suo ex sfidante in due elezioni, Romano Prodi, antitesi politica rispetto al leader azzurro.

Eppure, dice il Professore dopo anni di battaglie l'uno contro l'altro, «non è un tabù» l'eventuale ingresso di Forza Italia nella maggioranza, cioè non c'è (più) un pregiudizio verso Berlusconi, anzi sarebbe ben accolto in una maggioranza di governo anche col Pd, perché «o diamo una spinta oppure il Paese si arrotola su se stesso». Nel caso di Prodi sembra sia il fattore anagrafico a far superare il tabù antiberlusconiano, perché - dice l'ex leader dell'Ulivo - «la vecchia porta la saggezza», persino a destra.

Ma che quella di Prodi non sia una voce isolata a sinistra, ma anzi la conferma di una tendenza in atto, lo provano gli atteggiamenti e i toni di altri esponenti del centrosinistra, un tempo inflessibili con il «Caimano», o il Giaguaro, come lo chiamava Pierluigi Bersani, promettendo di «smacchiarlo» alle elezioni, poi mai vinte. Ebbene proprio l'ex segretario Pd è uno degli insospettabili «riabilitatori» di Berlusconi, a cui tenne la mano per mezz'ora in ospedale, al San Raffaele, quando lo andò a trovare dopo l'attentato in piazza Duomo. Poi, rispetto ai sovranisti Salvini e Meloni che «investono sulla rabbia», ha detto Bersani, «Berlusconi non ci sta dentro in una roba così». Ma anche sugli audio che accusano il giudice Esposito, e quindi la sentenza che coronò una stagione di battaglie antiberlusconiane della sinistra, l'ex leader Pd si dichiara «perplesso», che è già qualcosa rispetto al silenzio sulla vicenda scelto come linea politica dalla maggioranza del Partito democratico.

Sarà forse l'anagrafe, certo, ma anche un grande vecchio ella sinistra italiana, un «migliorista» molto vicino a Giorgio Napolitano (protagonista assoluto di quella stagione complicata della politica italiana tra il 2011 e il 2013), intervistato dal Riformista, ammette che sì, sulla conversazione registrata del giudice Franco e sul «plotone di esecuzione» schierato in Cassazione, insomma «su tutta questa vicenda, sia sulla conduzione del processo che sulla sentenza, c'è molto da chiarire. E chiarezza va fatta». E mentre l'ex leader di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, grande tifoso rossonero rimpiange i tempi di Berlusconi e Galliani al Milan, anche Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, non è affatto sorpreso da quel che emerge dagli audio del giudice Franco: «Hanno scoperto l'acqua calda, io sono 30 anni che lo dico, che la magistratura fa politica. La sinistra non ha commentato? Male, molto male».

Anche l'ex ministro Luigi Berlinguer riconosce che «non sempre anche all'interno della sinistra si ha questo estremo rigore sulla indipendenza e neutralità della giustizia nelle vicende del Paese». Poi ci sono i renziani che valutano una commissione di inchiesta sul caso Berlusconi.

Ma per Iv, più che di riabilitazione, si tratta di tattica politica.

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