Riacciuffato l'evaso dell'Isis fuggito dall'ospedale

Al momento della cattura il tunisino ha detto ai poliziotti: «Complimenti, come avete fatto?»

Riacciuffato l'evaso dell'Isis fuggito dall'ospedale

Pensava di averla fatta franca. Sapeva di avere gli investigatori alle costole, una sessantina, ma il 43enne tunisino Ben Mohamed Ayari Borhane, ritenuto radicalizzato, detenuto a Opera ed evaso nella notte tra il 17 e il 18 maggio durante un controllo in ospedale, pensava di potere raggiungere la Tunisia senza essere intercettato. Forse confidava su una rete solida di appoggi, che gli investigatori stanno cercando di scoprire. Sabato sera la sua fuga è terminata a Palermo. «Complimenti, come avete fatto?». Sono le sue prime parole di stupore all'agente del Nic, il Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, che si è finto bigliettaio per arrestarlo, mentre una quindicina di agenti erano appostati e pronti a intervenire. Le operazioni di indagine, coordinate dal capo del pool antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili, portavano dritto al capoluogo siciliano. Gli investigatori stanno ricostruendo le tappe della fuga dello straniero radicalizzatosi in carcere, dove si è anche autoproclamato imam. Borhane è riuscito a eludere i controlli di tre agenti che lo hanno portato al Fatebenefratelli di Milano perché aveva detto di avere ingerito una lametta. Circostanza risultata falsa, tant'è che il pericoloso detenuto è fuggito sulle sue gambe. Inizialmente si pensava da una finestra del bagno, ma è stato poi accertato che il bagno non è dotato di vie di fuga. Borhane si è allontanato dalla stanza in cui si trovava sorvegliato per effettuare gli accertamenti. Per questo motivo sui tre agenti che lo avevano in custodia è stata avviata un'indagine amministrativa interna per verificare eventuali responsabilità o negligenze. La prima tappa del fuggitivo è stata Bologna, città in cui in passato spacciava droga. Poi si ritiene che si sia spostato in Sicilia. Forse era a Palermo dal 20 maggio. Come altri jihadisti in passato, anche Borhane ha utilizzato il treno per i suoi spostamenti, che sono al vaglio degli investigatori. Le indagini sono concentrate a verificare gli appoggi logistici avuti da Borhane e i possibili complici, in particolare chi gli ha fornito il passaporto falso che ha esibito quando voleva imbarcarsi verso la Tunisia.

Borhane, che ora è rinchiuso al Pagliarelli, doveva scontare una condanna fino al 2032 per traffico di droga in base a un ordine di carcerazione della procura di Bologna.

Inizialmente era considerato un detenuto comune, ma in carcere si è radicalizzato. Nella sua cella era stato trovato materiale propagandistico e per questo era «sottoposto ad attività di analisi con profilo alto monitorato per rischio radicalismo» sin dal 2014.

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