Fari puntati su Tadawul, la Piazza Affari saudita. Riad ha ufficializzato la quotazione del colosso petrolifero statale Saudi Aramco sul listino locale dando il via a una vera e propria rivoluzione culturale. Innanzitutto perché aprirsi al mercato, da prima «in casa» e poi su una piazza internazionale, significa trasparenza: nei numeri e nei fatti, da oggi in poi il percorso del colosso petrolifero sarà sotto i riflettori, così come le scelte del principe Mohammed bin Salman, azionista al 100% della società di Stato. E non si può sbagliare. Non solo perché questa Ipo si prepara a essere la più grande della storia, ma anche perché un eventuale flop sarebbe un colpo molto visibile alla credibilità delle riforme economiche decise dal principe. E ancora, starebbe a significare che la casa reale non è sostenuta dagli investitori di Riad, le grandi famiglie soprattutto. Una possibilità che indebolirebbe l'immagine della corona a livello internazionale e in seno all'Opec. In gioco c'è poi una forte spinta dell'Arabia Saudita al cambiamento: porre gradualmente fine alla totale dipendenza del regno dai proventi del petrolio. E, con le risorse raccolte, investire in progetti alternativi (green) e dare vita a una mega città futuristica da 500 miliardi di dollari pianificata sulla costa settentrionale del Mar Rosso, che secondo i funzionari avranno taxi volanti e robot parlanti.
Se non bastasse, Aramco pompa circa il 10% del petrolio del mondo dai suoi pozzi sotto le sabbie del deserto, soprattutto a est del regno, ma anche nel suggestivo «Quartiere Vuoto» a sud. Il colosso dell'energia ha generato l'anno scorso i più importanti risultati rispetto a qualsiasi altra società, con un utile netto di 111 miliardi di dollari, per intenderci più di Apple. Peraltro, il destino di Aramco è fondamentale per l'approvvigionamento energetico mondiale.
Una lunga serie di ragioni che fanno di questa operazione finanziaria un vero e proprio test mondiale. Nel dettaglio, la dimensione della quotazione rimane nell'aria, ma in origine si sperava che potesse generare fino a 100 miliardi di dollari. Questa cifra, basata su una valutazione di 2mila miliardi di dollari della società, sembra essere irrealistica, e potrebbe non essere raggiunta. È comunque assai probabile che l'Ipo di Aramco entri nella storia come la più grande offerta di mercato azionario di tutti i tempi (per ora il primato è del colosso cinese dell'e-commerce Alibaba con oltre 25 miliardi di dollari). Al momento, però, non è stata ancora fissata una forchetta circa il prezzo delle azioni in offerta e nemmeno la quota di Aramco che sarà messa sul mercato (si parla del 2%).
Tutto sarà più chiaro con la pubblicazione del prospetto «fissata il 9 novembre» ha detto l'amministratore delegato del gruppo, Amin Nasser, in una conferenza stampa successiva all'annuncio del via libera allo sbarco in Borsa giunto dalla Cma, l'ente regolatore saudita del mercato. Nell'incontro con la stampa il presidente di Aramco Yasir al-Rumayyan, ha indicato che la forchetta di prezzo per le azioni sarà fissata entro dieci giorni, quindi inizierà la negoziazione al Tadawul (11 dicembre). Quanto alla quotazione di azioni al di fuori dell'Arabia, il presidente ha risposto: «Ciò avverrà nel momento opportuno».
Se l'Ipo «in casa» andrà bene, il percorso per una doppia quotazione sarà tutto in discesa.
E niente potrà fermare la famiglia reale dal mettere in atto la propria rivoluzione iniziata con un maggiore coinvolgimento delle donne nel mondo del lavoro, eventi sportivi internazionali e il rilascio dei primi visti turistici.
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