Riaperture, Draghi stoppa il pressing del centrodestra: "Si decide lunedì"

Il premier infastidito dall'accelerazione: cautela e gradualità, la prossima settimana valuteremo Il 17 maggio la cabina di regia che allenterà le restrizioni. Sono d'accordo anche M5s e Pd

Riaperture, Draghi stoppa il pressing del centrodestra: "Si decide lunedì"

A Palazzo Chigi avrebbero preferito un altro timing. E non certo l'accelerazione imposta dal centrodestra sul tema delle riaperture. Una questione - precisano di prima mattina dagli uffici della presidenza del Consiglio - che non rientra nell'agenda di giornata, focalizzata invece sulle misure da inserire nel decreto Sostegni bis. Il provvedimento è atteso in Consiglio dei ministri tra domani e venerdì e, dunque, di questo si parlerà nel vertice con Mario Draghi in programma di lì a qualche ora. Le cose vanno effettivamente così, almeno finché il premier non lascia la riunione. É a quel punto, infatti, che Forza Italia, Lega e Italia viva tornano alla carica con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, chiedendo una verifica dei dati epidemiologici già questo venerdì. Il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, ritiene sia infatti arrivato il momento di fare un «tagliando» all'ultimo decreto Covid, richiesta condivisa dal titolare dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e pure dal ministro per le Pari opportunità, Elena Bonetti. «Il tema dell'urgenza delle riaperture - farà sapere più tardi il numero due della Lega - è stato sollevato anche alla luce del costante miglioramento dei dati epidemiologici delle ultime settimane».

Un punto su cui il «centrodestra di governo» vuole spingere il più possibile, tanto da presentare in Senato una mozione unitaria a firma Lega, Forza Italia, Udc e Cambiamo!. Una scelta politica e di comunicazione, che serve a marcare la differenza con l'unico partito d'area che non è in maggioranza, cioè Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni (che sempre a Palazzo Madama presenta una sua mozione pro riaperture).

Il tema, d'altra parte, è caldissimo. Come dimostra la serrata di ieri mattina di 1.300 centri commerciali, i cui rappresentanti sono stati ricevuti a Palazzo Chigi dal capo di gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello, e dal ministro Gelmini. E come certifica la scelta di Pd e M5s di provare finalmente a uscire dal ruolo di frenatori che hanno avuto non solo nel pieno della pandemia, ma anche in queste ultime settimane nelle quali la campagna vaccinale ha reso la situazione più gestibile. Certo, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha come sempre insistito sulla prudenza, ma sia dem che grillini sembrano aver capito che lasciare il copyright delle riaperture al solo centrodestra è - politicamente parlando - un suicidio. Negli ultimi dieci giorni, in due diverse riunioni i vertici dei gruppi parlamentari grillini avrebbero fatto presente la cosa sia al ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, che al titolare dei Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà. E pure nei dem il tema è stato oggetto di confronto con il segretario Enrico Letta. «Va bene distinguersi da Salvini, ma se dice una cosa sensata non è che bisogna dargli contro per principio», è stato il senso del ragionamento fatto da un ministro del Pd.

Draghi, dalla sua, resta dell'idea di procedere con «aperture graduali» che siano conseguenza dell'andamento dei dati epidemiologici. Inutile, dunque, accelerare i tempi. Anche per questo ieri mattina Palazzo Chigi si era affrettato a dire che non c'era alcuna cabina di regia in programma. Nonostante il pressing del centrodestra e di Italia viva e il via libera di Pd e M5s, infatti, il premier non ha intenzione di cambiare la tempistica che si era data il governo.

La prossima settimana si valuteranno i risultati del monitoraggio e, se tutto va come dovrebbe, si procederà con le riaperture. Insomma, appuntamento a lunedì prossimo. Solo allora, fa sapere a sera Palazzo Chigi, «si terrà la cabina di regia tra le forze di maggioranza per discutere delle riaperture».

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