«Non ho mai sostenuto l'indipendenza come un'opzione» e l'esclusione dalle liste elettorali per le prossime elezioni dei consigli distrettuali è «politicamente motivata» perchè essere Joshua Wong è «un crimine nelle loro menti». Si esprime così l'attivista pro-democratico di Hong Kong, Joshua Wong, dopo che gli è stato vietato di partecipare alle elezioni dei consigli distrettuali del mese prossimo.
«Il bando è chiaramente motivato politicamente» ha detto Wong. «Tutti sanno che la vera ragione è che la mia identità, Joshua Wong, è un crimine nelle loro menti», ha proseguito l'attivista, leader del partito Demosisto, citando pressioni di Pechino sui funzionari di Hong Kong. «Non ho mai sostenuto attivamente l'indipendenza come un'opzione, ma lei ha distorto e interrotto in modo sbagliato le mie argomentazioni», ha detto riferendosi alla presidente della circoscrizione elettorale, Laura Aron, che aveva esaminato la sua candidatura giovedì scorso, dopo che la precedente presidente della circoscrizione elettorale aveva lasciato il posto per motivi di salute. Aron ha firmato il documento con cui esclude formalmente Wong dalle prossime elezioni per i consigli distrettuali di Hong Kong, dove Wong si era candidato presso la circoscrizione di South Horizons West: nelle motivazioni della scelta, Aron scrive che Wong cerca di «ingannare» gli elettori affermando che il suo partito, Demosisto, non sostiene più l'indipendenza di Hong Kong come un'opzione per il futuro di Hong Kong, all'interno dell'attuale cornice costituzionale, la Legge Fondamentale, che regola il rapporto tra Pechino e l'ex colonia britannica. Wong aveva già dichiarato di non essere a favore dell'indipendenza, escludendo, però, la possibilità di sondaggi o referendum non vincolanti sul tema, che non sarebbero stati, a suo dire, in contrasto con la Legge Fondamentale o con lo status di Regione Amministrativa Speciale cinese di Hong Kong.
Le dichiarazioni di Wong non sono riuscite a convincere la presidente della circoscrizione elettorale, secondo cui l'attivista pro-democratico cerca di «ingannare gli elettori sul fatto che il suo partito e lui abbiano abbandonato la nozione quando nei fatti nessuno dei due lo ha fatto», e il concetto di auto-determinazione dell'ormai ex candidato, conclude, «è chiaramente incompatibile con la Legge Fondamentale».
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