Referendum Costituzionale

La ribellione degli italiani: il Sì rinchiuso in tre regioni

Affluenza record, sfiora 70%: Renzi ha personalizzato il voto e i cittadini gli hanno risposto nettamente

La ribellione degli italiani: il Sì rinchiuso in tre regioni

Hanno vinto gli italiani. Hanno detto a gran voce No al governo di Matteo Renzi. Dopo anni di progressiva disaffezione per la politica e conseguente diserzione di massa al momento del voto, fino alle ultime amministrative, ieri abbiamo assistito ad una inversione di tendenza. Il paese questa volta è tornato alle urne. Nel bene o nel male almeno questo a Renzi bisogna riconoscerlo: con il referendum costituzionale ha riportato alle urne un paese deluso, scoraggiato. Tanti elettori che non credevano più nel valore del proprio voto. Certo ci sono tornati per dirgli un bel No. Dunque vincono tutti gli italiani e perde uno solo: Renzi e i suoi renziani.

Un plebiscito per il No con il 68,44 per cento di votanti. Renzi può consolarsi soltanto a casa sua in Toscana dove vince il Sì con il 52,42 ed in Emilia Romagna con il 50,35. La più netta vittoria del Sì la ottiene in Trentino con il 58,47. Anche Firenze non tradisce il premier con il Sì al 57,78. In tutte le regioni però stravince il No con il picco della Sardegna dove sale al 72 per cento e con la Campania oltre il 68.

Antonio Noto di Ipr Marketing su Rai1 spiega che «il No è stato consistente soprattutto al Sud e al Centro, mentre nel Nord la differenza è stata meno accentuata». Dall'analisi su base anagrafica dei votanti è emerso anche che «i giovani, che si sono recati a votare soprattutto verso la chiusura dei seggi avrebbero votato contro la riforma, convincendo molto spesso gli anziani ad aderire alle loro posizioni».

E dunque vince anche la Costituzione del '48 anche se gli italiani hanno ritenuto che fosse importante dire la propria non tanto sulla riforma costituzionale quanto sulle politiche del governo. Però l'elemento della difesa della Carta scritta dai padri costituenti ha avuto un peso relativo rispetto alla voglia di chiudere l'esperienza del governo Renzi.

Vince sicuramente anche quella nutrita schiera di politici schierata per il No che il premier con superficiale arroganza aveva definito «l'accozzaglia» e che invece ora può bussare alla porta di Palazzo Chigi per chiedere al premier di togliere subito il disturbo. In questo senso era stato profetico il vecchio leader della Lega Umberto Bossi: «Ci sono venti milioni di famiglie che stanno male: il referendum asfalterà Renzi». E infatti il primo a mettere il cappello sulla vittoria è il leader della Lega Matteo Salvini e l'obiettivo è chiaro mandare a casa Renzi, certo, ma anche riconfermare con maggior forza la sua leadership nel Carroccio. «È una vittoria di popolo», esulta Salvini. Vince anche Silvio Berlusconi che si era speso in prima persona per il No «Renzi si deve dimettere», chiede subito il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta che giudica quella di ieri «una grande vittoria della democrazia». Vince anche Giorgia Meloni con Fratelli d'Italia decisamente schierata per il No. «Bisogna andare subito al voto, - dice la Meloni- non serve un governo per fare la legge elettorale, pretendiamo di andare a elezioni subito».

E a sinistra? Difficile definire vittoria quella della minoranza dem che si è schierata per il No. Anche se il loro leader Roberto Speranza scrive che «oggi si è scritta una bellissima pagina di partecipazione democratica». Difficile definire vincitori i vecchi leader come Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema che hanno sconfitto Renzi certo ma hanno consegnato una splendida vittoria in mano al più pericoloso avversario del Pd: Beppe Grillo e il Movimento Cinquestelle.

I pentastellati già affilano le armi e sono pronti all'assedio di Palazzo Chigi per chiedere subito le dimissioni del premier.

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