A Roma l'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari si dimette, mandando a quel paese la sindaca Raggi sul caos rifiuti e il probabile crac di Ama. A Torino viene convocata in Procura il viceministro Laura Castelli: i pm vogliono da lei spiegazioni sullo strano caso dell'ex braccio destro della Appendino, e della sua presunta estorsione ai danni della sindaca, e sulle ragioni per cui la Castelli accettò di prenderlo a lavorare con sè al ministero.
Le due città simbolo della vittoriosa marcia dei Cinque Stelle verso il governo nazionale (con i bei risultati che si vedono) sprofondano ormai in una melma di incapacità amministrative, fughe dalla responsabilità, vicende torbide e oscure prove di forza.
A Torino, fatti allontanare i cronisti, la Castelli è stata due ore davanti ai pm, come persona «informata dei fatti». Si cerca di capire che tipo di pressioni abbia esercitato sulla Appendino e sui Cinque Stelle l'ex portavoce Pasquaretta, che allontanato da Torino venne prontamente arruolato dalla Castelli.
A Roma invece la Giunta capitolina ha bocciato il bilancio della municipalizzata dei rifiuti, Ama. Oggetto del contendere, un credito di 18 milioni che Ama vanta dal Comune per la gestione dei servizi cimiteriali, e che la giunta non vuole riconoscere. Portando la municipalizzata sull'orlo del fallimento. La diatriba va avanti da mesi, mentre la città trabocca di immondizie. Il Comune ha mandato deserti numerosi Cda Ama, nella speranza di rinviare la partita a dopo le Europee, come ingiungevano i vertici M5s che temono i contraccolpi del disastro Roma.
Ieri la bocciatura, e la Montanari sbatte la porta in faccia alla sindaca: «E' del tutto ingiustificata la bocciatura del bilancio, che getta un'azienda che dà lavoro a oltre 11mila romani in una situazione che prelude al fallimento. Non posso più condividere le azioni di questa giunta».
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