Ricci torchiato cinque ore in Procura scarica il suo ex collaboratore Santini

L'ex sindaco dem di Pesaro è candidato alla presidenza della Regione Marche. Ora i 5s devono sciogliere la riserva

Ricci torchiato cinque ore in Procura scarica il suo ex collaboratore Santini
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L'ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci esce da cinque ore di interrogatorio con i pm che lo indagano per corruzione "molto soddisfatto. Ho risposto ad ogni domanda, ribadito assoluta estraneità", ha detto ai cronisti uscendo, accompagnato dai suoi legali Lucio Monaco e Aldo Valentini.

Una giornata cruciale dal punto di vista giudiziario ma anche politico per l'europarlamentare Pd candidato alle regionali delle Marche per il centrosinistra, indagato con ad altre 23 persone in quella che è già stata ribattezzata l'"Affidopoli" di Pesaro.

Un presunto accordo corruttivo dietro l'assegnazione di alcuni appalti, per un totale di poco più di 500mila euro, a due no profit, su cui avrebbe lucrato l'ex collaboratore di Ricci, Massimiliano Santini, percependo denaro e altre utilità. Per i magistrati, lo stesso ex primo cittadino avrebbe ottenuto vantaggi, sebbene non materiali. Non è accusato, infatti, di aver preso né soldi né regali, ma di aver beneficiato di una sorta di ritorno di immagine, in termini di "consenso e popolarità", grazie alle iniziative e agli eventi organizzati dalle due associazioni, alle quali sarebbero però stati affidati in modo illegittimo.

Il fulcro dell'accusa è che l'ex sindaco fosse "pienamente consapevole dell'illiceità di quegli affidi. Ieri però non si è limitato a ribadire la propria estraneità, "anzi ho apportato un contributo ulteriore per l'accertamento della verità - dice - Ho raccontato ciò che so rispetto ai fatti contestati e alla mia attività da sindaco. Ringrazio quindi i magistrati per il loro lavoro e sono molto sereno e determinato. Adesso torno a quello che ho sempre fatto, fare campagna elettorale tra la gente e per la gente".

L'ex primo cittadino ha fornito dettagli e ha di fatto scaricato il suo ex collaboratore Santini, che secondo i magistrati avrebbe percepito circa 106 mila euro dagli affidi alle due associazioni, Stella Polare e Opera Maestra, di cui è rappresentante Stefano Esposto, il quale a sua volta avrebbe lucrato sui contributi del comune. Quello che i pm però hanno contestato a Ricci, è anche di essere stato a conoscenza del fatto che le due società, senza struttura e senza dipendenti, fossero un "mero veicolo" per ottenere gli affidi. E di aver compiuto "direttamente" o di "fatto compiere atti contrari ai doveri d'ufficio ai funzionari comunali abusando della propria influenza", nell'assegnazione degli affidamenti. Anche dirigenti e funzionari comunali sono indagati. Ricci invece oltre a dirsi estraneo e inconsapevole delle condotte di Santini che avrebbe agito, secondo Ricci, "di nascosto", ha spiegato di non essersi mai occupato di appalti né di affidamenti. E di essersi fidato del suo collaboratore.

La partita però è anche politica perché il M5s, contestualmente alla notizia dell'avviso di garanzia, aveva espresso freddezza nei confronti di quello che dovrebbe essere anche il proprio candidato nel campo largo. Ricci aveva mandato subito le carte a Giuseppe Conte, per spiegare e chiarire.

I cinque stelle aspettavano però l'interrogatorio, per capire se questo sia sufficiente a diradare le ombre, trattandosi pur sempre di un'accusa di corruzione, sebbene meno scivolosa visto che non ci sono utilità in denaro imputate a Ricci. Ora devono sciogliere la riserva e decidere se appoggiarlo o no.

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