Ride bene chi ride ultimo Ma ora l'Europa ride di loro

La stampa straniera ironizza sul nuovo governo italiano. Nel mirino Conte e lo spettro del populismo

Ride bene chi ride ultimo Ma ora l'Europa ride di loro

Niente di nuovo sul fronte occidentale. Qualcuno magari s'indignerà a posteriori perché in America e in Europa ci dipingono come pagliacci. Ma non è una novità, ormai sono 30 anni che i media stranieri ci bombardano con testi e immagini derisori. Dalla «mafia&spaghetti» di Der Spiegel all'«Unfit» di The Economist, gli episodi si susseguono periodicamente e con costanza. Vuoi perché talvolta esprimiamo una classe dirigente non all'altezza di fronte alle emergenze o alle scelte strategiche, vuoi perché altre volte chi guida il nostro Paese viene visto come una minaccia a degli equilibri consolidati, che stabiliscono chi abbia realmente la sovranità in Italia. Un dato è certo e inconfutabile: la sovranità non appartiene al popolo italiano. E quando chi sta nella stanza dei bottoni si accorge che questo principio possa essere messo in discussione, allora scattano immediate le ripercussioni. Campagne di stampa, spread che comincia a schizzare, mercati azionari in fibrillazione, il tutto con un unico scopo: far capire chi comanda veramente. E la storia si ripete anche in questi giorni. Riassumiamo, per chi non avesse occasione di sfogliare i giornali stranieri, le ultime frecciate contro il nostro Paese a cominciare da The Economist, il quale è stato condiscendente solo quando in Italia governavano i progressisti o i tecnici come Monti. Il settimanale londinese dedica un lungo articolo alla nascita del nuovo governo e la illustra con una vignetta, in cui il premier incaricato Giuseppe Conte è un piccolo Arlecchino fra le due grandi maschere di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il titolo non lascia spazio a equivoci, «il servitore di due padroni», e l'articolo pure, soprattutto quando definisce Conte un «dead man walking», e spiega che lui è soltanto il frutto di un compromesso paragonandolo appunto all'Arlecchino (in verità The Economist scrive Truffaldino) della famosa piece goldoniana. L'establishment è preoccupato e il settimanale, che si esprime per suo conto, lo dice apertamente: «è il primo governo totalmente populista dell'Europa occidentale». Ma il bombardamento anti italiano arriva anche dalla Germania. Il magazine della Frankfurter Allgemeine Zeitung dedica addirittura la copertina con un bel titolo: «Mamma mia». L'illustrazione è esemplare: l'Italia, rappresentata da un motocarro Ape con alla guida Lega e M5S, che si lancia nel vuoto, mentre dal finestrino spuntano due braccia che fanno il gesto dell'ombrello. Ancora più forte la vignetta della Suddeutsche Zeitung che vede l'Italia in ospedale come un malato grave, affidato alle cure del Dottor Peste (Di Maio) e del Dottor Colera (Salvini). Non si risparmia neppure Handesblatt che in un articolo onora Conte con il titolo «Un burattino di nome Giuseppe». Insomma, le raffiche sono partite e non smetteranno tanto presto. I grillini si mettano il cuore in pace: aver cambiato i toni sull'Europa non li ha resi immuni né permetterà loro di uscire indenni dal fuoco incrociato. La Lega ci è abituata, ha le spalle forti dopo aver fatto più esperienze di governo e aver visto più volte negli occhi il Moloch. Ma i Cinque Stelle no.

E forse ora si renderanno conto che quando alcuni rappresentanti dei passati governi italiani hanno osato sfidare Bruxelles sono finiti in ginocchio, piallati, estromessi e infilati nella gogna. Cosa che non dispiaceva neppure ai grillini, visto che si trattava di avversari politici. Ma la verità è che nella gogna non finivano solo gli uomini, ma l'Italia intera.

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