segue a pagina 10
Ravoni a pagina 10
Nel mondo politico si discute un nuovo tipo di Patto del Nazareno, in cui in cambio della collaborazione con il governo si offre a Berlusconi di non modificare la soglia del 3% dalle sanzioni penali per le evasioni fiscali nel decreto di attuazione della legge delega di riforma tributaria. Berlusconi è stato condannato per un presunto reato di evasione fiscale (...)
(...) a una pena detentiva, commutabile nei servizi sociali, che termina di scontare l'8 marzo. Ma in base alla nuova legge Severino del 2012 (interpretata retroattivamente, in contrasto con lo statuto del contribuente) il suo presunto «reato» fiscale commesso vari anni prima comporta anche che per sei anni lui non possa fare parte del Parlamento.
Nella legge delega si pone il principio generale che sotto una certa soglia proporzionale di evasione, non si applichino più le sanzioni penali. Le «manette agli evasori» avevano ingorgato il contenzioso tributario e fatto fuggire dall'Italia una società dopo l'altra. Nel decreto non c'è più il reato fiscale sotto la soglia del 3% di evasione rispetto all'imponibile. Le leggi in materia penale, se più favorevoli al reo, valgono retroattivamente anche per i fatti già commessi. Così ciò che Berlusconi ha fatto non sarà più reato fiscale. Quando il decreto attuativo entrerà in vigore la pena l'avrà già scontata, ma non sarà più sottoposto al divieto di far parte del parlamento. Troppo comodo, dicono alcuni: bisogna stabilire che questo benefit a Berlusconi lo si dia solo se si impegna ad appoggiare il governo. Diversamente, la soglia del 3% deve valere solo per l'evasione senza frode sopra i 100mila euro. Così il reato di Berlusconi rimarrebbe e con esso l'interdizione della Severino rimane.
Un dibattito sulle riforme tributarie non lo si era mai sentito. Non si discute della ratio legis ma del risultato politico che può ottenere il governo, condizionando la condotta del principale leader dell'opposizione. Ciò ricorda il basso impero romano, in cui gli imperatori stabilivano imposte vessatorie a danno dei nemici personali ed esoneri per chi si manteneva amico.
Tutto ciò è improprio per due ragioni, una di sostanza e una di procedura. Berlusconi, secondo la sentenza che lo ha condannato, non ha commesso una frode fiscale ma un abuso di diritto, che i magistrati, con un'ardimentosa interpretazione, hanno definito come frode fiscale, consistente nella falsificazione di documento. Una fattura sull'acquisto di film è stata considerata falsa pur essendo vera perché la società svizzera che l'aveva emessa era una società di comodo. Con le nuove norme l'abuso di diritto che comporta un risparmio di imposta dà luogo a un'evasione fiscale se i contratti in considerazione hanno come scopo quello di evadere l'imposta, e non sembra questa l'ipotesi in cui ricade la vicenda Mediaset.
Ma anche ammesso che ci sia una sovra fatturazione e che essa abbia dato luogo a un beneficio fiscale (il che è molto dubbio), si tratterebbe di abuso di diritto, che non è più interpretabile come frode fiscale. Dal punto di vista procedurale, il governo non ha discrezionalità nell'interpretare la legge delega, è un decreto del presidente della Repubblica a cui compete la valutazione finale. Sicché questo dibattito è improprio.
La discriminazione contro le frodi riguarda l'entità delle soglie penali, al di là della soglia proporzionale di punibilità, non si riferisce a soglie moneta.
E ciò per una semplice ragione: si tratta di evitare che il fisco e il contribuente aprano controversie sul fatto se c'è semplice evasione o anche frode, tradendo lo scopo del legislatore che è quello di dare una norma semplice e certa. Si possono sostenere tesi diverse, ma in buona fede, con interpretazioni giuridiche, non politiche. Quelle lasciamole ai regimi dittatoriali.di Francesco Forte
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.