Riforme, Napolitano commissaria Renzi: niente voto anticipato
27 Novembre 2014 - 07:00Il premier chiede al Colle una sponda contro i nemici interni ma ottiene un sostegno condizionato: vai avanti, però senza minacciare le elezioni
Matteo stai sereno. No, Giorgio Napolitano non gli dice così, non ricicla proprio con Renzi il tormentone usato per soffriggere Enrico Letta nelle sue ultime settimane a Palazzo Chigi, ma insomma, il senso è quello, il «colpo di freno» alle «smanie» del premier è netto. Dunque niente elezioni, «non devi dare il sospetto che tu voglia votare in primavera». Anzi, spiega il capo dello Stato, le due riforme, Italicum e Senato, devono andare avanti insieme e con il «concorso ampio». E Renzi accetta il consiglio: tratterà con la minoranza dem e giura che la legislatura proseguirà. «Andremo velocissimi, chiuderemo tra dicembre e gennaio». Quanto a Napolitano, «c'è bisogno di rassicurarlo, sa perfettamente che se il Parlamento fa le leggi e raggiunge gli obiettivi, si arriverà al 2018».
Un incontro di un'ora, chiesto da un presidente del Consiglio allarmato dalla fronda dei trenta, dall'intervista di Rosy Bindi che parla di scissione e di Ulivo e soprattutto da Romano Prodi. Renzi ha paura di essere logorato, impantanato nei veti incrociati di un Parlamento frammentato e incontrollabile, messo sotto quando, tra qualche tempo ma comunque presto, si aprirà la partita del Quirinale. Così sale sul Colle accompagnato da Maria Elena Boschi alla ricerca di una sponda.
E la ottiene, sia pure a certe condizioni. La prima è che venga spazzata via l'ipotesi di un voto anticipato: Napolitano, si sa, non ha alcuna intenzione di chiudere il suo secondo mandato con un altro scioglimento. La seconda riguarda la contestualità delle due riforme, argomento caro a Forza Italia e alla minoranza del Pd, ma pure al capo dello Stato, che considera la sua rielezione legata alla revisione dell'architettura istituzionale. Non si può accelerare sull'Italicum, dice, e rallentare sul nuovo Senato.
Matteo si dichiara d'accordo. «Durante il colloquio - si legge nel comunicato finale - è stato esposto il percorso che il governo considera possibile e condivisibile con un ampio arco di forze politiche per quanto riguarda l'inter parlamentare di due provvedimenti fondamentali già in avanzato stato di esame». E questo cammino «tiene conto di preoccupazioni delle diverse forze politiche», in particolare sul «rapporto tra legislazione elettorale e riforme costituzionali». Tradotto dal mandarino, significa che il Quirinale vuole una legge elettorale completa. L'Italicum, spiegano, deve essere «funzionante in tutte le sue parti» e usabile «solo in ultima ratio», anche prima della riforma del bicameralismo paritario. Per il resto Renzi, se vuole a sua volta evitare di farsi friggere a fuoco lento, deve concedere qualcosa. Ad esempio, accettando la clausola di salvaguardia che stabilisca che l'Italicum è valido solo per la Camera. O anche ridefinendo il rapporto tra capilista bloccati ed eletti con le preferenze, punto contestato all'interno del Pd. Renzi sarebbe disponibile a rivederlo, per evitare che passino solo i nominati e che gli altri, pure i «portatori di voto», restino fuori. I bersaniani, per bocca di Miguel Gotor, «apprezzano» la mediazione del Colle.
Rimane la fretta di Matteo, il cui obiettivo è di superare almeno il passaggio dell'Italicum al Senato.
Poi si elegge il capo dello Stato e se, tutto andrà in malora, si torna al voto: anche con la legge attuale, il Consultellum.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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