Rimpatriati da Wuhan, l'ira del quartiere

Alla Cecchignola i 69 rientrati dalla Cina: I residenti: rischi per la salute

Rimpatriati da Wuhan, l'ira del quartiere

Roma I residenti dell'area della Cecchignola non ci stanno, hanno paura di un eventuale contagio a causa dell'arrivo, questa mattina, dei 69 connazionali, tra cui 12 bambini, provenienti dalla città di Wuhan, in Cina, presunto luogo di «partenza» del Coronavirus. Tanto che stanno pensando di costituire un comitato di protesta. «Non capiamo - spiegano alcuni abitanti dell'area - perché queste persone debbano essere ospitate negli appartamenti del Centro sportivo Esercito. Ci è stato detto che possono circolare all'interno di quell'area militare. Sia chiaro che non ce l'abbiamo con loro, ma siamo preoccupati. Chi ci dice che il Coronavirus non possa trasmettersi in maniera più semplice di quella che ci viene indicata?». In un bar poco distante raccontano che «da quando si è appresa la notizia molte persone hanno iniziato a lamentarsi. Ovviamente ci auguriamo - proseguono - che questa scelta del ministero della Salute non porti anche a noi qualche problema e la diminuzione di clientela». Una signora che abita in zona tiene a dire: «Abbiamo anche parlato coi militari, ci è stato assicurato che tutto sarà fatto secondo le regole, ma chi ci garantisce che qualcuna di queste persone non sia contagiata?». In realtà all'interno del centro sportivo dell'Esercito, individuato quale soluzione migliore, il ministero della Difesa sta predisponendo tutto alla perfezione. Il ministro Lorenzo Guerini non ha lasciato nulla al caso e ha messo subito a disposizione uomini e mezzi necessari a contenere l'allarme.

Dopo lo screening a Pratica di Mare, infatti, i 69 italiani saranno portati negli appartamenti predisposti. Una sessantina di alloggi di solito riservati agli atleti e dotati di tutto, anche di culle, scalda biberon, necessario per l'igiene personale. I pasti saranno garantiti da un servizio di catering e le persone potranno anche uscire nel cortile, in un'area delimitata che sarà accessibile solo al personale militare autorizzato e a quello sanitario, compresa una psicologa, che per i 14 giorni di quarantena rimarranno assieme agli ospiti, che non potranno incontrare nessun altro. Tanto che anche chi di solito si allena in zona è stato spostato in altre strutture. Potranno far rientro agli alloggi solo dopo che l'emergenza sarà cessata e le stanze saranno state adeguatamente bonificate.

L'attività è coordinata dall'unità di crisi della Farnesina ed è inserita come priorità alta. Tutti saranno dotati delle protezioni necessarie, come mascherine e guanti.

Qualora qualcuno, nell'arco dei prossimi giorni, dovesse mostrare segni di influenza, sarà immediatamente portato, con le precauzioni del caso e in biocontenimento, all'ospedale Spallanzani, dove si procederà con uno screening e con le dovute cure, nel caso in cui si trattasse di Coronavirus. Insomma, non ci sarà davvero nulla da temere, anche se la paura dei residenti, visto il clamore mediatico che ruota intorno all'epidemia cinese, è comprensibile.

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