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Ecco l'ultimo studio pro immigrati: ​"Accogliere non costa e ripopola"

Uno studio condotto dall'Università Bicocca di Milano ha indicato la strada dell'accoglienza diffusa dei migranti per il ripopolamento dei piccoli comuni. Ma alcuni precedenti smentiscono questa tesi

Ecco l'ultimo studio pro immigrati: ​"Accogliere non costa e ripopola"

Favorire le attività economiche e il rientro dei giovani per evitare lo spopolamento? Giammai. Secondo i ricercatori dell'università Bicocca di Milano invece i piccoli centri si salveranno con l'arrivo di richiedenti asilo.

È questo il risultato di uno studio condotto da Mariapia Mendola (docente di Economia politica), Sara Giunti e Francesco Campo (assegnisti di ricerca) del Center for european studies (Cefes) del dipartimento di Economia dell'università milanese. Si tratta di una vera e propria mappatura nazionale del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo, realizzata anche in collaborazione con ActionAid Italia e openpolis.

Secondo gli autori dello studio, l'arrivo di richiedenti asilo in un comune di piccole dimensioni non ha costi economici nel breve termine. Questo perché si tratta in buona parte della cosiddetta “accoglienza diffusa”, quella cioè operata con l'ausilio di piccole strutture con all'interno non più di 25 migranti.

Oltre quindi a un costo limitato, l'accoglienza nei piccoli comuni avrebbe come beneficio il ripopolamento di quei centri dove la popolazione residente diminuisce anno dopo anno. In Italia sono parecchi, si calcola che qualcosa come 2.430 comuni rischino da qui al prossimo futuro di sparire. Un problema grave, sia sotto il profilo sociale che culturale: è nei borghi e nei piccoli centri che si concentra l'ossatura storica di tradizioni che fanno parte del patrimonio del nostro Paese.

Eppure, piuttosto che ripopolarli incentivando le attività economiche presenti sui vari territori e rendendo appetibile la possibilità di tornare a vivere in provincia, secondo lo studio dell'ateneo la vera soluzione è data dall'ospitare i richiedenti asilo: “È una storia nota – è il commento all'AdnKronos della professoressa Mariapia Mendola – alla base delle reazioni anti-immigrazione ci sono fattori culturali, ben prima che economici. L’analisi d’impatto del sistema di accoglienza suggerisce che è necessaria una maggiore attenzione alle politiche di inclusione e sensibilizzazione sul territorio, dove il coinvolgimento delle amministrazioni locali è di vitale importanza se si vuole che gli immigrati possano contribuire con le loro capacità e conoscenze alla crescita e allo sviluppo economico di lungo periodo”.

Il precedente fallimentare di Mimmo Lucano

La sintesi di questo studio sembra quasi un assist di natura politica a chi, nel recente passato, si è reso protagonista di modelli dove il ripopolamento dei borghi passava proprio da un'accoglienza diffusa dei richiedenti asilo.

A partire dall'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, divenuto noto a livello nazionale proprio per la sua idea di ripopolare il suo paese ospitando centinaia di migranti. Un modello preso ad esempio a sinistra, ma bocciato dagli stessi abitanti di Riace i quali nel 2019 hanno scelto un altro sindaco e dato a Lucano, candidato per il consiglio comunale, appena 21 voti: “Non possiamo permetterci che in un centro dove risiedono 1500 persone, 500 o 600 siano richiedenti asilo – ha dichiarato il nuovo sindaco, Antonio Trifoli, dopo il suo insediamento – Il numero deve essere limitato, soprattutto nel borgo antico, anche nel rispetto degli stessi immigrati che devono integrarsi e che altrimenti non lo farebbero”.

Esempi di come forse l'idea di ripopolare i piccoli borghi con i richiedenti asilo non è poi così vincente. Nello stesso studio della Bicocca, si fa infatti riferimento alla circostanza secondo cui, nei comuni con meno di 25.000 abitanti che ospitano diversi centri di accoglienza, l'elettorato ha la tendenza di virare verso formazioni più conservatrici. Nella stessa Riace, nelle consultazioni europee del 2019, la lista più votata è stata quella della Lega.

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