Roma - Per Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, la ripresa c'è, ma gli italiani non se ne sono accorti. E la ragione molto semplice: cresciamo ancora troppo poco. Il governo deve fare la sua parte abbattendo il carico fiscale su famiglie e imprese. Da subito un taglio Irap. Anche perché agendo solo sull'Ires si lasciano fuori le piccole aziende.
Confcommercio comincia a vedere qualche segnale positivo. Ne siete sicuri?
«Ci sono diversi indicatori che lo confermano e alludo alla fiducia di famiglie e imprese che è sui massimi livelli, alla crescita dell'occupazione e al risveglio dei consumi. Anche il Fmi ha recentemente certificato per il 2015 una crescita del Pil vicina alla nostra previsione di un +1,1%. Insomma, è evidente a tutti che il Paese, in una qualche misura, si è rimesso in moto, ma occorre cautela».
Gli italiani non vedono segni di ripresa. Per il sondaggio Ixè per Agorà i pessimisti sono ancora il 64%. Perché?
«Perché questa crescita non è abbastanza solida e molte famiglie e imprese non l'hanno ancora toccata con mano. Non dimentichiamo che, dal 2007 ad oggi, gli italiani hanno patito una perdita di ricchezza consistente e hanno ridotto i consumi di circa 2.000 euro a testa e quindi, per recuperare in tempi ragionevoli, dovremmo crescere a ritmi ben più elevati. In secondo luogo, tutto il sistema di piccole e medie imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti continua a soffrire tanto che nella prima metà di quest'anno hanno già abbassato definitivamente la saracinesca oltre 50mila tra negozi, ristoranti e alberghi».
Confcommercio segnala spesso il ritardo del Sud...
«Il Sud non è ripartito e tra le diverse cause di questo arretramento, oltre alla scarsa valorizzazione di una risorsa fondamentale come il turismo, c'è una grave inadeguatezza infrastrutturale. Proprio questo tema lunedì sarà al centro del nostro primo Forum internazionale sui trasporti e la logistica che abbiamo organizzato insieme a Conftrasporto».
Siamo alla vigilia di una legge di stabilità importante. Cosa deve fare il governo?
«Scommettere sulla ripresa seguendo la strada maestra della riduzione delle tasse su famiglie e imprese. Per questo chiediamo di prevedere la riduzione dell'Irpef già con questa legge di Stabilità. E le risorse per attuare questa operazione si possono trovare tagliando la spesa pubblica improduttiva ed eliminando sprechi e inefficenze che, solo a livello locale, ammontano secondo le nostre stime a 23 miliardi di euro. Solo così le famiglie torneranno a consumare e le imprese ad investire e ad assumere».
Per le imprese in cantiere c'è un taglio parziale all'Ires. Lo considerate sufficiente?
«È una misura che va nella giusta direzione e speriamo davvero che l'annuncio si traduca in atti concreti. Voglio, però, anche sottolineare che moltissime imprese - e mi riferisco alle società di persone ed alle ditte individuali - non pagano l'Ires. Per queste imprese sarebbe necessario un analogo intervento che riduca le aliquote Irpef ed incrementi la franchigia Irap dagli attuali 10.500 euro a 20.000 euro».
A dicembre l'ultima rata Tasi. È una buona notizia?
«Sarà sicuramente un “funerale” dove nessuno piangerà! Insistiamo comunque con il governo per la totale deducibilità dell'Imu sugli immobili strumentali delle imprese, compresi negozi e alberghi».
Sulla riforma dei contratti siete dalla parte di Confindustria?
«Un sistema
produttivo fatto prevalentemente di piccole e medie imprese deve avere necessariamente un contratto nazionale di riferimento perché la sua valenza è di fatto insostituibile. Non condividiamo il salario minimo per legge».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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