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"Rischi per la sicurezza". Uber perde la licenza per lavorare a Londra

Migliaia le corse con autisti non autorizzati Ricorso in appello, il servizio non si ferma

"Rischi per la sicurezza". Uber perde la licenza per lavorare a Londra

Londra - Irina, madre single divisa tra la figlia di 3 anni e un lavoro prestigioso nel cuore di Londra, domenica ha portato Maya in piscina e poi a una festa. C'è una fermata della ferrovia vicino casa, di solito prende uno dei treni che entrano nella capitale da sud. Il fine settimana sono però poco frequenti, non ha preso l'auto, non ce l'ha. Ha usato Uber. Come lei sono centinaia di migliaia le persone che a Londra per spostarsi fanno abitualmente affidamento sulla multinazionale californiana che però ieri si è vista ritirare la licenza da TfL, Transport for London, il regolatore dei servizi di trasporto pubblico.

Alla base della scelta ci sarebbero alcune problematiche legate alla sicurezza delle corse di Uber che, attraverso la sua app, consente a un privato di usare la propria auto e di trasportare delle persone. Diventando, di fatto, tassista. Un servizio essenziale per la metropoli londinese, dove il costo dei trasporti pubblici che funzionano - è tuttavia un problema. Lo scorso settembre TfL concedendo un'inusuale estensione della licenza di due mesi aveva posto a Uber, come condizione per poter continuare a erogare il servizio, la risoluzione di alcuni problemi di sicurezza, soprattutto il controllo del conducente della vettura. Dalle analisi condotte è invece emerso che in almeno 14mila casi, tra fine 2018 e inizio 2019, il conducente dell'auto non era registrato per guidare la macchina, la quale invece risultava associata a un altro conducente. Ponendo un grande problema di sicurezza del passeggero e di assicurazione del mezzo, che nel Regno Unito è legata alla persona, non al veicolo. I 43 conducenti non autorizzati individuati da TfL associavano una loro foto al profilo di un altro conducente autorizzato, che però non era alla guida ma stava invece subappaltando la sua auto: le spese di leasing e finanziamento, di assicurazione e di gestione per i proprietari delle Toyota Prius ibride, l'auto più comune tra i guidatori di Uber, ammontano a molte migliaia di sterline l'anno e dare il mezzo a un altro guidatore quando si è in pausa aiuta a far tornare i conti.

Uber è «inadatta» a continuare il servizio, ha comunicato TfL, pur riconoscendo che sono stati fatti passi avanti ma non abbastanza per prevenire che in futuro possano ripetersi simili situazioni. L'azienda, di contro, ha definito la decisione «straordinaria e sbagliata» e afferma che sta già sviluppando soluzioni tecniche per risolvere il problema, fra cui un servizio di riconoscimento facciale del guidatore. Non è la prima volta che Uber viene fermata, anche nel 2017 la sua licenza fu bloccata per lacune nel sistema di scrutinio dei conducenti e di segnalazione dei reati a bordo, mancanze che avevano portato al centro dell'attenzione il tema della sicurezza soprattutto per le donne. L'azienda allora aveva apportato alcune migliorie al servizio e un giudice le aveva restituito la licenza. Anche questa volta, come allora, Uber ricorrerà in appello. Il procedimento durerà mesi ma nel frattempo continuerà a operare, garantendo un'importante fonte di reddito ai suoi circa 50mila guidatori. La realtà è che il suo servizio è un pilastro imprescindibile della mobilità integrata londinese, anche grazie a prezzi abbordabili. Ne è consapevole Sadiq Khan, sindaco di Londra e a capo di TfL, la cui decisione ha detto di appoggiare. Se la miccia però non dovesse venire disinnescata da un tribunale Khan rischia l'esplodere di un gigantesco disservizio pubblico.

E una corsa verso un secondo mandato assai difficile.

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