"Le peggio porcate...". Conte già pronto a una marcia indietro?

Ancora nulla di fatto in casa M5S. Giuseppe Conte, che ha sentito telefonicamente Draghi, prende ancora tempo prima di decidere come votare sul Dl Aiuti

"Le peggio porcate...". Conte già pronto a una marcia indietro?

Passano le ore e una decisione ancora non c’è. Giuseppe Conte prende tempo e convoca una nuova riunione del Consiglio nazionale dove probabilmente illustrerà i contenuti della telefonata che ha avuto con Mario Draghi.

Dal consiglio nazionale di stamattina è trapelata la volontà dei Cinque Stelle di uscire dall’Aula del Senato al momento del voto di fiducia sul Dl Aiuti che comprende il contestatissimo termovalorizzatore per Roma e il taglio al superbonus. La sensazione, però, è che il leader del M5S sia stretto in un angolo dal quale non riesce a uscire e, pertanto, continui a far melina. Se ieri, in conferenza stampa, Mario Draghi aveva escluso l’eventualità di guidare un nuovo esecutivo, oggi Enrico Letta ha chiarito che il voto è l’unica opzione in caso di caduta di questo governo. "Lo diciamo sommessamente non è una nostra ripicca il fatto di dire che se cade il Governo si va al voto. È nella logica delle cose visto quel che Salvini e Berlusconi hanno detto” ha affermato il segretario del Pd durante l'assemblea congiunta dei gruppi dem.

“Alla fine, la scelta sarà un’altra…”, dicono a ilGiornale.it i deputati grillini commentando l’indiscrezione di una possibile uscita dall’Aula dei loro colleghi senatori. Nessuno, sia dentro sia fuori il M5S, crede che Conte arriverà davvero allo strappo definitivo. “Lasciare il governo, a pochi mesi dalle elezioni, è poco credibile anche perché nella conferenza stampa di ieri è effettivamente arrivato un segnale da Draghi sia sul salario minimo sia sul lavoro”, ammette un deputato grillino che, oltretutto, è stato sempre tra i più critici del governo Draghi. “Abbiamo votato le peggio porcate e, ora, andiamo all’opposizione senza un motivo reale?”, si chiede la nostra fonte ricordando che i Cinque Stelle, in passato, hanno votato (controvoglia) sia il green-pass sia l’invio delle armi a Kiev. Gli italiani non capirebbero. “È vero che il regolamento di Camera e Senato è diverso, ma come fai a spiegare che prima voti la fiducia e poi non la voti dall’altra?”, si chiede la nostra fonte. Anche l’idea iniziale di non votare il Dl Aiuti, ma di rimanere nel governo non regge più. Nessuno vuole un Movimento Cinque Stelle di “lotta e di governo”, con un piede fuori e uno dentro la maggioranza. In casa M5S, lo spauracchio del ritorno alle urne ha generato questa fase di stallo. Un passaggio all’opposizione, forse, avrebbe dato fiato ai pentastellati che, dopo la scissione dei dimaiani, sono ancor più in affanno. Ma “quando iniziano certe dinamiche, poi tornare indietro è difficile. È una slavina…”, avverte un esponente vicino a uno dei tre ministri grillini.

In queste ore, dunque, pare che Conte stia cercando una exit-strategy onorevole per evitare la rottura definitiva con Draghi e contestualmente salvare la faccia di fronte alla base del Movimento e ai tanti senatori che ancora sperano di poter votare la sfiducia a questo governo. Comunque vada, l’ex ‘avvocato del popolo’ perderà ancora dei pezzi.

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