Coronavirus

"A rischio il futuro dell'aviazione civile"

"Sarà difficile fare a meno di aiuti pubblici". Almaviva guarda Alitalia

"A rischio il futuro dell'aviazione civile"

«La diffusione del coronavirus ha messo l'intera economia e la nostra azienda in uno stato di emergenza senza precedenti. Al momento, nessuno può prevederne le conseguenze. A rischio c'è il futuro dell'aviazione». Sono le drammatiche parole di Carsten Spohr, amministratore delegato di Lufthansa, prima compagnia in Europa: «Più durerà questa crisi, tanto meno è probabile che il futuro dell'aviazione possa essere garantito senza aiuti pubblici». Il fatto che queste frasi siano pronunciate dal capo di una delle compagnie più efficienti e più solide del mondo ne sottolinea la gravità. Già negli Stati Uniti il governo ha messo 50 miliardi a disposizione dei vettori americani. «Ci saranno cambiamenti strutturali e permanenti», aggiunge Spohr, considerate anche le nazionalizzazioni.

Prima tra queste, quella di Alitalia, in procinto di tornare pubblica proprio nel momento in cui sta dimostrando la sua vocazione di essere un'infrastruttura al servizio del Paese, garantendo rientri di italiani bloccati all'estero, e mantenendo in vita quanto possibile della rete di collegamenti nazionali. Infrastruttura appunto: non si cancellano le strade se non c'è più traffico.

Lufthansa ha un bilancio 2019 solido (utile netto di 1,2 miliardi su 336,4 di fatturato), e una liquidità di oltre 5 miliardi, che però fa presto a prosciugarsi. Così le misure adottate sono gravi, 700 aerei a terra su 763 (detto per inciso, la sola flotta vale 10 miliardi), solo il 5% dell'operativo mantenuto, niente dividendo, tagli ai compensi degli amministratori, e una concentrazione sul settore cargo per sostenere il traffico delle merci. Nazionalizzazioni, acquisizioni a poco prezzo, fusioni.

Il panorama alla fine della crisi sarà completamente diverso, con l'incognita peraltro della durata dell'emergenza. Nessuna compagnia può durare a lungo senza entrate. Per il trasporto aereo la Iata prevedeva nel 2020 un fatturato complessivo di 872 miliardi di dollari, con 29,3 di utile e 4,72 miliardi di passeggeri. Tutto in fumo. Oggi la stessa Iata invoca aiuti per il settore di almeno 200 miliardi di dollari. Gli ultimi dati di Eurocontrol segnalano che tra gli Stati europei più colpiti c'è l'Italia, con l'87% del traffico cancellato, superata solo dalla Lettonia (meno 91%). Francia meno 58%, Spagna meno 57%, Germania meno 50%. Ma sono dati che cambiano di giorno in giorno. Il numero che non cambia è quello dei posti di lavoro che in Europa, tra diretti e indiretti, sono 12,2 milioni: tutti a rischio. Al blocco dei voli segue quello degli aeroporti: Aci Europe prevede la perdita di 2 miliardi di entrate nel primo trimestre.

Alle 24 di mercoledì, frattanto, sono arrivate alcune offerte per l'acquisto di Alitalia.

Nessuna conferma ufficiale, ma tra esse ci sarebbero quella del gruppo Almaviva (già fornitore della compagnia) insieme ad altre società di It, di Us Aerospace (manutenzione) e di Synergy del boliviano German Efromovich.

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