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Rissa Emiliano-Decaro sul boss

Lo scontro alla riunione Pd. "Ricordi male", "Stai zitto". E l'Antimafia li convoca entro aprile

Rissa Emiliano-Decaro sul boss

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Nuova puntata nella telenovela alle cime di rape con protagonisti Emiliano e Decaro. I due, uno governatore pugliese l'altro sindaco di Bari, si sono incartati in una serie di versioni e controversioni sul famoso incontro a Bari vecchia con la sorella del boss Capriati in cui Emiliano avrebbe raccomandato Decaro («le ho affidato Antonio») alla malavita locale, episodio raccontato dal diretto interessato sul palco a Bari con un Decaro sorridente a fianco. Prima confermata, poi smentita, poi riconfermata e ri-smentita e ri-riconfermata, «Antonio forse non c'era», anzi «c'era ma non ricorda». Sembrava esaurita la girandola, invece no. A porte chiuse, racconta la Gazzetta del Mezzogiorno, lo scambio di battute sul filo dell'ironia è degenerato in una mezza rissa. I due si sono ritrovati nella sede del Pd barese per discutere delle primarie in vista delle comunali di giugno. Ma ben presto il discorso è caduto sulla vicenda dell'incontro con la sorella del boss. Presenti un'ottantina di persone tre consiglieri comunali, parlamentari, notabili locali del Pd e dunque molti testimoni di quella che viene descritta se non come una litigata a scena aperta, almeno come una discussione molto animata tra i due. La scena, secondo il quotidiano barese, sarebbe andata così. A iniziare è stato Michele Emiliano: «Antonio ricorda male, io ricordo benissimo». «No ma tu non ricordi bene, stai confondendo due momenti diversi», gli ha risposto Decaro irritato. «E così, partendo dallo scherzo, si è finiti a un ping-pong abbastanza piccato concluso da un «non parlare più» che, detto da uno all'altro (è irrilevante a questo punto dire chi), ha avuto il sapore dello sgarbo. Ma nessuno dei due sembrava avere voglia di lasciare l'ultima parola all'altro: Emiliano è parso punto sul vivo, Decaro è sembrato irritato», si legge nel retroscena.

Il sindaco in effetti ha molte ragioni per essere arrabbiato con Emiliano, aveva fin lì sfruttato il clamore per l'invio degli ispettori del Viminale ergendosi a vittima di un'operazione politica ordita dal governo, lui campione della lotta alla criminalità organizzata. Poi è arrivato il governatore, raccontando l'aneddoto sconcertante della visita istituzionale a casa Capriati, e patatrac!, tutto rovinato. Nel frattempo si sono anche aggiunte le revolverate dei clan a guastare il quadro, con il nipote del boss Capriati ucciso alla maniera mafiosa, tre proiettili in testa, l'altro giorno.

La vicenda ha macchiato la corsa di Decaro alle Europee, dove sarà candidato probabilmente capolista al Sud. Prima però dovrà presentarsi in commissione Antimafia, alla Camera, per spiegare meglio la storia della visita dalla sorella di Capriati, con una versione definitiva e, si spera, coincidente con quella di Michele Emiliano. Anche lui è nella lista delle persone da audire in Antimafia, che però inizierà a sentire il presidente del Tribunale di Bari. Poi, una volta acquisite e studiate le carte dell'inchiesta, sarà la volta di Decaro e Emiliano, «io credo che il mese di aprile sia quello opportuno» spiega la presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo.

È questo il clima surriscaldato in cui domenica si svolgono le primarie giallorosse (Pd e 5s) per designare il candidato sindaco. Con la ribalta di Bari per il caso Decaro, i leader nazionali scendono in campo. Ovviamente su fronti opposti. Il Pd sostiene Vito Leccese, i grillini e la sinistra Michele Laforgia (avvocato, tra l'altro, di Luciano Canfora nel processo con il premier Meloni). Oggi a Bari arrivano Conte e Nichi Vendola, per sostenere Laforgia, domani ci sarà la Schlein a Bari con Leccese, insieme a Decaro ed Emilano.

Sempre che non litighino.

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