Politica

Il ritorno di Casaleggio che spacca il Movimento

Il figlio del guru: "Decida Rousseau". Mossa per sedare le liti: pure Conte da Draghi

Il ritorno di Casaleggio che spacca il Movimento

Nemmeno il tempo di prenotare la solita stanza all'hotel Forum. Beppe Grillo accorre a Roma per il confronto con Mario Draghi, ma la sua vera missione, sempre più difficile, è tenere insieme i cocci del Movimento che ha fondato in un'epoca politica distante e sfocata come lo streaming del famoso faccia a faccia con Pierluigi Bersani.

Grillo non ha più la forza di porre condizioni: il consenso è logoro, Casaleggio junior solo un ospite ingombrante, i suoi uomini migliori tanti capicorrente che diffidano gli uni degli altri. L'ultimo sospetto che attanaglia la folta pattuglia dei parlamentari grillini riguarda Luigi Di Maio. «Siamo sicuri -si chiede più di un parlamentare rivedendo il film della crisi di governo- che Luigi non era d'accordo con Renzi e gli altri per far cadere Conte?».

Saltato Conte, che faceva da pietra angolare tra le varie anime, i 5 Stelle sono in pieno travaglio. Mario Draghi lo sa bene e non a caso ha fissato all'ultimo giorno utile la consultazione con loro. La verità è che come si ostina a ripetere il Pd Stefano Ceccanti, sarà un governo del presidente. I partiti avranno poco spazio.

A contestare l'accordo ci sono i soliti pasdaran di Di Battista, ma non solo. «Per me -dice Andrea Colletti, il perenne outsider che non amava nemmeno il governo Conte- sarà difficile votare la fiducia a un governo Draghi, non penso che porterà avanti le istanze del M5s per cui mi sono candidato». Già i temi: come in occasione della formazione dei due governi Conte, chi vuole mettersi di traverso rispolvera le vecchie bandiere riposte nel dimenticatoio. Vedi Danilo Toninelli, che ieri invocava di presentarsi da Draghi con «la valigia piena di proposte imprescindibili», ovvero dimenticati durante i due governi Conte. «L'acqua pubblica, -elenca Toninelli- la banca pubblica, il conflitto di interessi, le preferenze». I nani dettano le condizioni ai draghi.

In questo clima Davide Casaleggio tenta di recuperare la centralità smarrita riportando il dibattito nel suo regno: «C'è un ampio consenso sul fatto che l'unico modo per avere una coesione del Movimento è rivolgersi agli iscritti su Rousseau». In realtà è vero il contrario: contro la piattaforma di voto ormai c'è la maggioranza dei parlamentari grillini che ne contestano l'uso strumentale. Stavolta la invoca solo chi, come Nicola Morra, vorrebbe il niet a Draghi.

Francesco D'Uva, ex capogruppo alla Camera, si fa scudo con Grillo: «Si può anche ricorrere a Rousseau, ma c'è Beppe alle consultazioni e questa è già una garanzia per tutti noi». E per sedare la rissa, Grillo imbarca pure Conte: farà parte della delegazione che andrà oggi alle consultazioni, un altro segno che l'idea del partito dell'ex premier è indebolita.

D'Uva indica la strada: «Un appoggio al M5S ci può essere soltanto se si portano avanti i nostri temi». Barricate non ce ne saranno, D'Uva non esclude nemmeno ritocchi al reddito di cittadinanza. Ma Grillo, che domani alle 11 incontrerà i big del M5s prima di incontrare Draghi, al termine dovrà citare almeno alcune delle parole d'ordine, sperando che bastino a tenere insieme le truppe allo sbando e percorse da rancori. Come quelli verso Paola Taverna che farà parte della delegazione: «Proprio lei che è stata tra i primi a schierarsi contro Draghi?». Mormorii. A spegnerli ci penserà il Garante o Rousseau.

Come sempre.

Commenti