Il ritorno delle bombe. Kiev finisce nel mirino. L'appello del sindaco: "Non tornate in città"

Dopo un parziale ritorno alla normalità, riecco i raid sulla capitale. Colpite fabbriche militari. Paura per gli ordigni-trappola nascosti ovunque nelle case dai russi in ritirata. Quasi tutti giustiziati i 900 residenti uccisi.

Il ritorno delle bombe. Kiev finisce nel mirino. L'appello del sindaco: "Non tornate in città"

Da quando le truppe russe hanno ridotto drasticamente le manovre militari attorno a Kiev per riorganizzarsi e concentrare gli sforzi nel Sud-Est del Paese, la capitale è tornata a vivere e gli abitanti stanno provando a ripartire. Bar e ristoranti hanno riaperto, anche qualche negozio, la metropolitana è tornata a funzionare, la gente passeggia in strada, va in bicicletta. Lo stesso nelle altre zone liberate dai russi e non completamente distrutte dai bombardamenti.

La comprensibile voglia di normalità, dopo settimane passate nei rifugi antiaerei, si è presto scontrata con la ripresa delle ostilità sulla regione, di nuovo nel mirino di Mosca, che adesso ha ricominciato a bombardare la capitale e i dintorni. Tanto che il sindaco di Kiev, Vitali Klitchko, ha lanciato un appello ai concittadini che nelle scorse settimane avevano lasciato la città per cercare rifugio altrove, esortandoli a non tornare: «Vi chiedo di evitarlo e restare in un posto più sicuro». Anche l'amministrazione militare ha ribadito ai residenti di Kiev di non rientrare nelle proprie case. Ogni giorno 40-50mila persone tornano nella capitale, creando code di chilometri. Una minaccia per la sicurezza della popolazione: «Gli aiuti umanitari, i servizi di emergenza, i medici, i servizi pubblici e i militari non riescono a superare gli ingorghi. Non ignorate gli allarmi per i raid aerei», hanno esortato i funzionari.

Un fenomeno, quello del flusso costante e in crescita di persone che tornano in patria, che gli operatori umanitari e le guardie di frontiera stanno segnalando da giorni. Venerdì, per la prima volta dall'inizio della guerra, sono entrate in Ucraina dalla Polonia più persone di quante ne siano uscite: oltre 25mila, contro le 24mila che andavano in direzione opposta per lasciare il Paese. Chi arriva troverà Kiev e l'intera regione di nuovo in stato di allerta. Con le sirene che risuonano di continuo. E il rischio, sempre più concreto, che dopo l'affondamento ad Odessa della nave ammiraglia della flotta russa Putin voglia colpire i centri decisionali e le amministrazioni della capitale. Anche il ministero dell'Interno ucraino Denys Monastyrsky ha chiesto ai cittadini di non rientrare a casa fino a quando gli artificieri non avranno completato le operazioni di sminamento perché i russi, prima di ritirarsi dalle città, hanno lasciato una serie di trappole nelle case dove hanno trascorso la notte, inclusi esplosivi nelle lavatrici, sulle porte o nelle auto. I pericoli, dunque, non arrivano solo dall'alto.

I raid missilistici sono ripresi subito dopo l'affondamento dell'incrociatore russo. Il primo bersaglio di Mosca, come ritorsione, è stata una fabbrica in un distretto di Darnyrsky, nel Sud-Est della capitale, dove si producevano sistemi di difesa anti-aerea e anti-nave. L'attacco è stato confermato dal ministero della Difesa russo. Già un paio di giorni fa Mosca aveva avvertito che avrebbe aumentato il numero e la portata degli attacchi missilistici contro obiettivi nella capitale. «Non è un segreto che un generale russo abbia recentemente affermato di essere pronto per attacchi missilistici contro la capitale dell'Ucraina. E, come vediamo, stanno effettuando questi bombardamenti», ha ribadito il sindaco di Kiev, Klitschko.

Gli attacchi si susseguono. Le autorità regionali hanno riferito ieri di tre raid aerei nella regione di Kiev. In mattinata le esplosioni hanno colpito in particolare il distretto di Darnytskyi, alla periferia della città, ma non c'è ancora una stima del numero delle vittime. L'arcivescovo di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, nel videomessaggio del giorno, ha detto anche che missili sono stati lanciati non lontano dalla cattedrale patriarcale della capitale. Il ministero della Difesa russo ha fatto sapere che nella notte tra venerdì e sabato sono stati distrutti sedici obiettivi militari nelle zone di Odessa, Poltava e Mykolaiv.

Continuano ad emergere intanto gli orrori dell'occupazione russa. Ogni giorno vengono ritrovati corpi sotto le macerie e nelle fosse comuni che raccontano le atrocità di quei giorni. Secondo la polizia locale, citata dall'Associated Press, i 900 civili trovati nella regione che circonda Kiev sarebbero stati quasi tutti giustiziati a colpi di pistola. Almeno il 95% dei caduti è morto per ferite d'arma da fuoco.

«La presenza di ferite d'arma da fuoco indica che molti sono stati semplicemente giustiziati», hanno detto gli ufficiali di polizia. Poi i loro corpi sono stati abbandonati nelle strade o hanno ricevuto sepolture sommarie.

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