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"Rivelò le carte segrete". Adesso Davigo è indagato

Dopo una vita spesa a sostenere che "non esistono innocenti", il Dottor Sottile del pool Mani Pulite si trova a vivere la giustizia dall'altra parte del tavolo

"Rivelò le carte segrete". Adesso Davigo è indagato

Era solo questione di tempo: perchè tutto quanto emerso finora, nel gigantesco pasticcio che agita la Procura milanese e di rimbalzo il Consiglio superiore della magistratura, diceva che Piercamillo Davigo era uno degli snodi principali della storia. È nel momento in cui il pm milanese Paolo Storari consegna a Davigo la minuta dei verbali sulla fantomatica "loggia Ungheria" che si innesca la catena che porta i verbali a finire prima in mano a una serie di personaggi eccellenti e poi sulle pagine dei giornali. E stamattina arriva la conferma dell'inevitabile: Davigo è indagato per rivelazione di segreto d'ufficio, rivela il Corriere della sera.

Dopo una vita spesa a sostenere che "non esistono innocenti", il Dottor Sottile del pool Mani Pulite si trova a vivere la giustizia dall'altra parte del tavolo. La Procura di Brescia, che già indagava su Storari, lo ha iscritto nel registro degli indagati. L'accusa a Davigo - oggi in pensione, ma all'epoca dei fatti consigliere del Csm - è articolata su due passaggi successivi. Il primo è il concorso "per istigazione" nella rivelazione di segreti compiuta da Storiari: avviene a Milano (e questo radica la competenza a Brescia) quando il pm incontra privatamente Davigo per chiedere il suoi aiuto contro il boicottaggio di cui si sente vittima da parte dei vertici della Procura di Milano, che gli impedirebbero di indagare sulle rivelazioni dell'avvocato Pietro Amara sulla lobby di potere costituita dalla loggia Ungheria. Il secondo passaggio è la rivelazione compiuta direttamente da Davigo, quando a Roma esibisce i verbali di Amara ad una serie di interlocutori. Tra gli elementi costitutivi del reato commesso da Davigo c'è secondo la Procura bresciana anche l'incontro con Nicola Morra, presidente grillino della Commissione Antimafia, cui le carte sarebbero state mostrate su un pianerottolo. È un episodio che Davigo nelle sue ripetute dichiarazioni televisive ha cercato di minimizzare in ogni modo. Ma che ora, insieme al resto dei suoi comportamenti, dovrà spiegare ai pm bresciani nell'interrogatorio in veste di indagato che potrebbe avvenire a breve.

Rimane fuori dal perimetro dell'indagine bresciana la fase finale della divulgazione dei verbali, quando approdano nelle redazioni di diversi giornali per opera di un "Corvo" identificato poi nella segretaria di Davigo al Csm, Marcella Contrafatto: questo troncone di inchiesta rimane a Roma, e non risulta che siano emerse tracce di un coinvolgimento di Davigo nel volantinaggio compiuto dalla donna. Ma quanto emerso finora a carico dell'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati è più che sufficiente, secondo la procura di Brescia guidata dal procuratore Francesco Prete, a metterlo sotto inchiesta. Si apre adesso una fase complicata dal punto di vista giuridico: andranno analizzati il ruolo di pubblico ufficiale di Davigo, la sua facoltà in questa veste di ricevere le carte da Storari, e il ruolo degli interlocutori con cui il Dottor Sottile si misura nei giorni successivi.

Ma intanto la bufera giudiziaria lo ha investito in pieno. Come se la caverà, il Grande Accusatore divenuto accusato?

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