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La rivolta dei concessionari: "Macché ricatti. Il governo ci impedisce di ottenere i prestiti"

Anche i governatori Toti e Bonaccini protestano: "Sbloccate le opere"

La rivolta dei concessionari: "Macché ricatti. Il governo ci impedisce di ottenere i prestiti"

«Al governo chiediamo di interrompere questa escalation di annunci e ultimatum: si proceda a fare quello che va fatto». Nell'agenda della politica è ricomparsa la vicenda Autostrade, con la holding Atlantia che ha chiesto un prestito garantito da due miliardi, il M5s intenzionato a riprendere in mano la bandiera dello stop alla concessione e il gruppo che a sua volta sospende gli investimenti.

Ieri si è fatta sentire l'Aiscat, cioè l'associazione delle società concessionarie. Il direttore generale Massimo Schintu, ha di fatto chiesto al governo di decidere e di fare presto sul prestito garantito dallo stato richiesto da Atlantia. Ma ha anche espresso dubbi su soluzioni che non contemplino il prestito, vista la necessità di investire, non solo sulla manutenzione della rete autostradale.

«Non c'è nessuna volontà di fare ricatti. Il problema è che hanno messo le aziende, e Atlantia in testa, nella condizione di non riuscire ad avere prestiti per svolgere la loro attività. È tutto qui, non c'è altro», ha spiegato in un'intervista rilasciata alle agenzie di stampa. Incertezza forse intenzionale

Il tema, più che lo stop del governo alla richiesta di prestito, sono le incertezze politiche che hanno reso difficile l'attività di Autostrade per l'Italia. «Il concessionario autostradale è un soggetto che opera in un contesto ad alta intensità di capitali. Di conseguenza se non si può accedere ai capitali il problema diventa serio».

La motivazione del prestito è «di poter avere dei fondi, perché dopo quanto detto e dopo tutte le norme che sono uscite si è generato un problema con le banche e con i soggetti finanziari», ha spiegato Schintu.

Quindi: «Nessun ricatto» da parte del gruppo Benetton, ma l'essere messi nelle condizioni di potere finanziare investimenti. Impossibile trovare le risorse sul mercato per fare opere straordinarie, e «solo per i decreti fatti dal governo. Che si sappia cosa succede in cambio: senza quei soldi non è possibile fare investimenti perché se non trovo i soldi sul mercato voglio sapere come faccio. Non ho modo».

Quindi difficile immaginare una terza via. O il governo chiarisce la sua posizione sulla concessione, dando alla principale concessionaria la possibilità di finanziarsi sul mercato, o concede il prestito garantito.

In pressing sul governo anche i governatori. «Basta chiacchiere, la Liguria è stufa di aspettare e fare lo slalom tra cantieri. Basta proclami, basta ritardi: il progetto della Gronda è pronto, si firmi e si parta», ha scritto su Facebook il governatore Giovanni Toti. «Il governo dia le concessioni autostradali» a chi vuole, ma qui in Emilia-Romagna ci sono miliardi di opere bloccate che potrebbero partire domattina. La questione va sbloccata al più presto», gli ha fatto eco il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. «Can che abbaia non morde. Il M5S ha parlato molto ma alla fine non ha fatto niente. Le concessione come sono impostate oggi sono una truffa.

Io penso che vadano revocate e sottoposte a gara», è l'attacco della leader di FdI Giorgia Meloni.

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