Da Gioia Tauro a Foggia, dilaga la protesta dei migranti. In tanti ieri hanno incrociato le braccia e sono scesi in strada contro le lungaggini cui li costringe il Decreto sicurezza bis, voluto dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini. E nel comune calabrese i migranti sono persino riusciti a bloccare per alcune ore le attività del porto commerciale. «La campagna non aspetta» è lo slogan con cui è stata organizzata questa mobilitazione su scala nazionale.
La situazione più complessa si è registrata in Calabria. I migranti (quasi tutti utilizzati come braccianti nella Piana) hanno bloccato a lungo dalle prime ore del mattino l'ingresso del porto di Gioia Tauro, impedendo così l'attività di sbarco e trasporto merci. Tanto che è stato chiesto l'intervento della prefettura di Reggio Calabria, che sul posto ha mandato uomini e mezzi e che è riuscita, dopo ore di trattativa, a far salire su due pullman i contestatori per condurli nel capoluogo per un incontro nel palazzo del governo. Anche il segretario dem, ieri in visita a Lamezia Terme per presentare il candidato del Pd alle prossime elezioni regionali, l'imprenditore Filippo Callipo ha espresso rammarico per la serrata. «Il porto di Gioia Tauro non può e non deve essere occupato. Le rivendicazioni dei diritti - ha affermato il segretario del Pd - devono essere rispettose delle leggi dello Stato». Non sono mancati momenti di forte tensione, soprattutto quando un'auto ha tentato di forzare il blocco investendo un migrante, poi trasportato d'urgenza all'ospedale di Polistena. Anche nel capoluogo reggino non sono mancate le tensioni. Molti dei manifestanti, una volta scesi dai pullman, hanno provato a bloccare il traffico sul lungomare, mentre una delegazione veniva ricevuta negli uffici della Prefettura. È stato necessario l'intervento delle forze dell'ordine per ripristinare la viabilità. Solo grazie a una carica della polizia, in assetto antisommossa, è stato possibile disperdere i manifestanti e liberare la viabilità della via Marina.
Scenario simile si è registrato a Foggia. Momenti di tensione tra migranti e polizia si sono consumati all'ingresso di un centro commerciale. «Ci rivolgiamo soprattutto al ministero dell'Interno, responsabile delle leggi che ci rendono sempre più precari e sfruttabili - spiegano gli attivisti del Comitato lavoratori delle campagne, che sostiene le rivendicazioni dei migranti usati come braccianti - Si parla sempre più spesso di una possibile riforma del Decreto sicurezza, però noi pensiamo che nessuna riforma possa davvero cambiare la situazione.
Vogliamo quindi la regolarizzazione per tutte e tutti attraverso l'abrogazione totale degli ultimi due decreti, la reintroduzione del permesso umanitario, dei flussi per lavoro e le sanatorie; e accedere ai servizi di base anche senza la residenza».
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