Coronavirus

La rivolta dei sindaci contro il sistema a zone "Ora mostrateci i dati"

I dubbi di Sala e De Magistris. E i primi cittadini lombardi chiedono la revisione

La rivolta dei sindaci contro il sistema a zone "Ora mostrateci i dati"

«Il sistema scelto dal governo per definire le zone gialle, arancioni e rosse è troppo complesso. Divide non solo per regioni ma anche per province, immaginate quanti distinguo, ed è basato sull'Rt e su 21 indicatori difficilissimi da decifrare». La bocciatura al premier Conte arriva dal sindaco di Milano Beppe Sala con un videomessaggio ai suoi cittadini che da oggi tornano in lockdown come otto mesi fa. Sala guida la fronda dei sindaci che ieri hanno protestato da nord a sud e in maniera trasversale. Premette che «le decisioni del governo vanno rispettate e da uomo delle istituzioni mi attiverò in tal senso». Ma «io avrei scelto un sistema più semplice e più uniforme, e non sono cosi certo che questa classificazione vista in maniera dinamica e in ottica di tendenza garantisca una decisione equa». Porta ad esempio il caso (clamoroso) della Campania. «Mi ha chiamato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris - riferisce - e mi ha detto ma come, in Campania il governatore De Luca immaginava di fare un lockdown generale perché la situazione è drammatica e le scuole sono chiuse e noi siamo in zona gialla?». A volte, chiude Sala, «a complicare eccessivamente le cose non si raggiunge l'obiettivo, ci sono momenti in cui è meglio lavorare su sistemi più semplici e dare messaggi più unificanti».

I conti «non tornano» denuncia con il solito stile diretto De Magistris. «Due settimane fa De Luca annunciava che avrebbe proclamato il lockdown per la gravissima situazione dei contagi, annuncio poi caduto nel vuoto, sette giorni fa il professor Ricciardi, consulente del governo, annunciava in tv che Napoli sarebbe dovuta andare in lockdown, e siamo zona gialla, quindi tra le Regioni a più basso rischio d'Italia. Eppure gli ospedali a Napoli, e in Campania, sono al collasso. Ambulanze usate come letti di reparto, persone che rischiano di morire perché non ricevono adeguata ed immediata assistenza, positivi sintomatici spesso abbandonati presso le proprie abitazioni. Delle due l'una: o la Regione non fornisce dati reali e attuali al Ministero della salute, o la sanità in Campania è andata in tilt nonostante siamo al livello giallo. Siamo sconcertati e preoccupati e abbiamo il diritto di ricevere informazioni precisi dal governo».

Chiedono lumi il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e quelli di Brescia, Cremona e Mantova (tutti di centrosinistra), incasellate nella zona rossa come il resto della Lombardia anche se i contagi sono contenuti. In una lettera al governatore Attilio Fontana e al ministro Speranza chiedono di avere «tutti gli elementi necessari per comprendere la fase epidemica sulle nostre province e i parametri che ne determinano l'inserimento in zona rossa». Richiesta «motivata dalla necessità di capire per spiegare ai nostri cittadini e imprese e categorie economiche e sociali lo stato di fatto» e «fondamentale per monitorare l'andamento del virus». Sempre in Lombardia, il sindaco di Casalpusterlengo Elia Delmiglio è «molto arrabbiato» e «pronto ad impugnare il Dpcm». Il contagio «da noi è sotto controllo, il governo doveva fare provvedimenti che tenessero conto della situazione dei singoli territori all'interno della regione». Aria di battaglia legale pure al sud. Il sindaco di Trebisacce Franco Munco, con una delibera di giunta ha già impugnato l'ordinanza di Speranza che ha dichiarato la Calabria zona rossa: «Viola diversi principi costituzionali, tra cui il Principio di Proporzionalità e della libera circolazione dei cittadini». Battaglieri Alessandro Canelli (Novara), Michele Conti (Pisa) e Mario Guarente (Potenza) a nome dei mille sindaci della Lega denunciano che «questa emergenza è gestita da dilettanti allo sbaraglio, con il serio rischio di aggravare le tensioni sociali già in atto nel Paese.

Il governo usi dati e indicatori reali e aggiornati, cosa che non ha fatto».

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