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Lo schiaffo di Emiliano alla Schlein: "Niente rimpasto, solo una sostituzione"

"Un film dell'orrore", dice Matteo Renzi del sempre più surreale feuillieton del centrosinistra pugliese

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«Un film dell'orrore», dice Matteo Renzi del sempre più surreale feuillieton del centrosinistra pugliese.

Elly Schlein non può ovviamente essere altrettanto icastica, ma per la segretaria Pd la partita di Bari sta diventando un vero incubo. Ieri l'inneffabile governatore Michele Emiliano ha soavemente spernacchiato i severi diktat arrivati dal Nazareno, che chiedeva un «rinnovamento profondo» della giunta regionale. In pratica: cacciare altri due assessori, oltre ai due già dimissionari (una causa inchieste, l'altra, grillina, per ordine del suo capo Giuseppe Conte). La settimana scorsa Emiliano aveva assicurato di essere perfettamente d'accordo su questo con Elly, che si diceva «fortemente irritata» e gli ingiungeva, con linguaggio da Politburo, «un netto cambio di fase», e si era dichiarato pronto a seguirne le preziose indicazioni. Ieri agile giravolta con sberleffo: «Putroppo a Roma non sanno bene come funziona», sospira coi cronisti prima di riunire la maggioranza regionale. «É chiaro che dobbiamo sostituire delle persone in giunta, ma lo Statuto ci obbliga a sceglierle tra gli eletti. Dunque è piuttosto complicato», e l'ignara Elly se ne faccia una ragione. Del resto, aggiunge, non si vede perchè infierire sul suo governo: «Non so se si è capito di questo manicomio, ma non c'è nulla che riguardi la giunta: non un'inchiesta, non un'accusa». Certo, c'è un'assessora indagata col marito agli arresti, ma le accuse «non hanno nulla a che vedere con l'attività della giunta», se facevano pasticci era nel loro tempo libero.

Al Nazareno accusano il colpo: c'è - di nuovo - grande «irritazione». Ma Emiliano sa benissimo che Schlein non può permettersi una crisi in Regione, tanto meno alla vigilia delle Europee, e quindi ha il coltello dalla parte del manico e punta a prendersela comoda. Lanciando anche segnali al vecchio sodale Conte: «Il campo largo ha ancora ragione di esistere», soprattutto in Puglia. E poi la segretaria Pd deve ancora risolvere il rompicapo Bari, per non parlare del complicatissimo parto delle liste europee. A Bari il Pd tenta ancora disperatamente l'appeasement con M5s, nonostante Conte abbia impallinato ogni tentativo di convergere su un candidato comune, affondando senza pietà anche il nome prestigioso di Nicola Colaianni. Per restare sul suo Michele Laforgia (che ieri ha aperto la sua campagna elettorale facendo passerella in tv come difensore di Luciano Canfora). «Non è chiusa, cerchiamo ancora un terzo nome», dicono gli schleiniani. Più che il terzo sarebbe in realtà il dodicesimo, ma fa niente. Il terrore dei dem è che, grazie all'ondata giudiziaria e all'appoggio sotterraneo di Emiliano, ansioso di rinsaldare il proprio asse col capo 5s, Laforgia finisca per andare al ballottaggio con più voti del candidato Pd Vito Leccese: uno smacco catastrofico per Schlein.

La quale intanto si attrezza per mimetizzare la probabile sconfitta in Basilicata: per questo ha fissato per domenica la Direzione Pd sulle liste europee. In quella sede conta di svelare finalmente quel che tutti sanno, ossia che si candiderà anche lei (capolista al Centro, l'ipotesi più probabile).

Ma le liste vere e proprie verranno approvate in una seconda Direzione, a fine mese: l'obiettivo di Schlein è di annunciarle a ridosso della scadenza legale della presentazione, per chiudere subito e forzosamente la trattativa interna.

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