In rosso 11 Regioni, rianimazioni a rischio caos

Il ministro Speranza firma l'ordinanza, Basilicata in arancione e Sardegna in bianco

In rosso 11 Regioni, rianimazioni a rischio caos

Il ministro Roberto Speranza ha firmato: da domani e per quindici giorni dieci regioni (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia e Veneto che si aggiungono a Campania e Molise) e la provincia autonoma di Trento sono in zona rossa. Tutto il resto dell'Italia a parte la Sardegna che resta in bianco, è in arancione, comprese la provincia autonoma di Bolzano, promossa dal rosso grazie alla diminuzione dell'incidenza dei contagi sulla popolazione, e la Basilicata, su cui c'è stato bisogno di un supplemento di indagine per stabilirne la colorazione. Era rossa, scala di un gradino. Una decisione che fa esultare il presidente della regione Vito Bardi: «Siamo soddisfatti ma come già accaduto in passato siamo pronti a emanare misure restrittive su aree determinate della Regione».

Per una piccola regione che gioisce, il resto dell'Italia si prepara a una dura stretta. Un provvedimento che appare ineluttabile alla luce dei dati. Quelli di ieri registrano 26.062 nuovi contagi (rispetto ai 23.641 del sabato precedente, su cui è più corretto fare il raffronto), con una percentuale di tamponi positivi rispetto a quelli effettuati del 6,99 per cento se si tiene conto dei test totali (una settimana fa erano il 6,66 per cento) e del 12,83 se si considerano soltanto i più affidabili tamponi molecolari (il 6 marzo erano stati il 12,47). I morti sono stati 317 e restano per il sesto giorno consecutivo sopra la quota trecento, anche se diminuiscono rispetto ai 380 di venerdì.

Ma i dati che preoccupano di più sono quelli che riguardano gli ospedali. Ieri i contagi attivi sono cresciuti ancora (520.061) e soprattutto sono aumentati i ricoveri totali (27.135, 565 in più rispetto al giorno precedente) e soprattutto le terapie intensive (2.982, +68 rispetto al giorno precedente). Quest'ultimo è un dato su cui riflettere: le terapie intensive sono occupate da pazienti Covid-19 in una percentuale crescente ormai da ventiquattro giorni. In questo lasso di tempo si è passati da 2.085 letti di rianimazione occupati da contagiati a 2.982, con un aumento del 43,02 per cento. Se si tiene conto soltanto della progressione delle ultime due settimane (+766 unità totali, con una media giornaliera di 54,71), se ne ricava che se essa dovesse rimanere invariata il record assoluto di terapie intensive occupate, che risale al 3 aprile scorso, nel cuore della prima ondata (4.068) verrebbe superato nel giro di venti giorni, alla vigilia di Pasqua. Naturalmente speriamo che ciò non accada, perché vorrebbe dire che la pressione sui nostri ospedali sarebbe ingovernabile. Il ministero della Salute ha fissato tempo fa nel 30 per cento la quota di pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva che se superata fa scattare l'allarme. Ebbene, in base ai dati di ieri dodici tra regioni e province autonome sono oltre questo livello, in alcuni casi in modo eclatante: l'Umbria è al 57,6, le Marche al 50,6, il Trentino al 50,0, la Lombardia al 49,0, l'Emilia-Romagna al 46,6, il Molise al 46,2, l'Abruzzo al 44,8, il Piemonte al 40,0, la Toscana e il Friuli-Venezia Giulia al 37,1, l'Alto Adige al 36,0 e la Puglia al 30,8.

Altro indicatore che ormai ha «sfondato» la soglia di allarme è quello dei contagi settimanali ogni 100mila abitanti. Sette territori sono oltre il livello di 250: in base ai dati aggiornati a ieri si tratta di Emilia-Romagna (445,75), Friuli-Venezia Giulia (436,07), Marche (350,37), Trento (342,12), Piemonte (331,02), Lombardia (330,33) e Campania (324,08).

Sfora anche il dato nazionale, del 260,53. Ma il dato più preoccupante è che rispetto a sette giorni fa solo sei territori vedono scendere la propria incidenza: Liguria, Abruzzo, Umbria, Basilicata, Trentino e Alto Adige. Le altre salgono e di molto.

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