Se anche il nostro cane si perde nella burocrazia

Sono tutti obbligati al microchip, sono registrati dall'anagrafe ma se escono dalla regione non li trovi più. Perché i computer non si parlano

Se anche il nostro cane si perde nella burocrazia

Gli inglesi sono notoriamente un popolo amante dei cani e all'avanguardia rispetto ai diritti e a quello che viene definito il welfare (benessere) animale. Volendo «divertirsi» a conoscere se esiste una correlazione di prevalenza delle razze dei cani rispetto alle regioni, hanno messo assieme i dati dei microchip e li hanno confrontati, almeno per gli ultimi dieci anni, con i codici postali delle varie località. Ne sono scaturiti dati interessanti e curiosi.

Il cane di gran lunga più popolare in tutta l'Inghilterra, il Galles e la Scozia è il Labrador Retriever, con più di 509.000 iscritti. Al secondo posto il Jack Russell Terrier, con più di 376.000, mentre il Bull Terrier è terzo con 356.000 iscritti. I dati comprendono cinque milioni di cani, esclusi i meticci e hanno rivelato che se nel Nord Est domina il Bull Terrier, nel Galles i Borderv Collie regnano sovrani. A Liverpool c'è la concentrazione più elevata di Shi-Tzu (il piccolo cane peloso proveniente dalla Cina), mentre nello Yorkshire e ad Halifax dominano incontrastati i Levrieri. Nell'occidente dell'isola, come nell'Irlanda del Nord (Plymouth, Bristol, Gloucestr) il Jack Russell è il più amato. Non c'è stata alcuna sorpresa analizzando i dati di Londra dove, visti gli angusti spazi delle abitazioni, gli inglesi non rinunciano comunque al cane, ma si rivolgono alle piccole taglie come i Bassotti e i Border Collie.

Dato che gli inglesi non amano gettare via soldi in ricerche inutili, per quanto curiose, l'inchiesta aveva un senso, anzi almeno due. Prima di tutto rivedere i dati dell'anagrafe canina e poi valutare se effettivamente il carattere degli abitanti di certe zone del paese riflettesse la prevalenza di determinate razze. E così è stato, tranne alcune sorprese, come lo Shi-Tzu che ha conquistato Liverpool. Sarebbe molto interessante condurre un'analoga ricerca anche nel nostro paese, visto che ormai da molti anni anche noi ci siamo dotati, per legge, di un'anagrafe canina. Ricordo che i cani acquistati o adottati, non importa se di razza o meticci, devono essere sottoposti all'iniezione di un piccolissimo microchip che sostituisce il vecchio tatuaggio all'orecchio, facilmente cancellabile. Questo sistema di riconoscimento è fondamentale per varie ragioni: la prima ovviamente è la perdita o il furto del cane, che potrebbe essere rintracciato grazie al microchip, poi esistono altri mille motivi, di ordine sanitario e anche di ordine pubblico.

La nostra indagine però si fermerebbe ai confini delle varie regioni, semplicemente perché le banche dati non sono coordinate e non possono interscambiare i file. Faccio un esempio, così ci chiariamo. La polizia municipale della mia città (Reggio Emilia), così come le strutture veterinarie, hanno accesso ai dati della Regione Emilia Romagna, per cui, se si perde a Reggio un cane iscritto a Parma, siamo a cavallo. Tramite il microchip riusciamo subito a risalire al proprietario. Se invece il cane è iscritto a Lucca o, peggio ancora a Catanzaro, buona notte.

Insomma, le banche dati non dialogano, ma, quel che è peggio, è che ci sono intere regioni (duole dirlo, ma soprattutto al Sud) dove mancano in gran parte microchip, anagrafi e banche dati, invalidando quindi un sistema che, per funzionare, dovrebbe avere valenza nazionale.

Se passiamo poi all'anagrafe felina, qui si entra nella fantascienza, perché mettere un microchip al gatto è un atto del tutto volontario e, se viene perso o rubato, è meglio accendere un cero.

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