Rottamazione, arriva la Quinquies. Piano in otto anni e rate minime

La soluzione mette d'accordo il rigore di Fdi e le richieste leghiste. Per i debiti più alti si può arrivare a 10 anni con un anticipo del 5%

Rottamazione, arriva la Quinquies. Piano in otto anni e rate minime
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Rottamare o non rottamare? Questo è il problema. Non c'è bisogno di citare William Shakespeare, la tragedia di chi ha un debito con il Fisco e non riesce - in buona fede - a onorarlo è una ferita per il ceto medio a cui il governo vuole dare una risposta. Ma il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti è stato chiaro: la coperta è corta, bisogna rispettare il parametro del rapporto deficit/Pil al 3% e le risorse sono limitate e vanno spese con attenzione. Su questioni come il taglio Irpef per i redditi fino a 60mila euro e il blocco dei requisiti pensionistici la discussione procede, l'ultima ipotesi sulle cartelle invece dovrebbe mettere pace tra le due anime del centrodestra: una Quinques allargata a chi non ha pagato in passato.

La sinistra aveva chiesto di limitare la Quinquies per chi è decaduto ma sarebbe stato incostituzionale, tanto che poi gli emendamenti sono stati ritirati. Non è un regalo ai furbetti tra i quasi otto milioni di italiani che finora hanno aderito alle rottamazioni per congelare la loro posizione debitoria, pignoramenti e fermi amministrativi senza pagare; ci sarà invece massima attenzione a chi è rimasto scottato da una procedura con troppe poche rate e troppo alte. Le precedenti edizioni hanno consentito di raccogliere 38 miliardi dei 112 potenziali, con tassi di abbandono tra il 50% e il 70%. Figli di un meccanismo spietato che questa maggioranza vuole evitare, senza però compromettere i conti pubblici, con più rate di importi più piccoli (non inferiori a 50 euro). Si parte dalle rate massime: 96 in otto anni per i casi più delicati, non più 120 in dieci come avrebbe voluto il disegno di legge leghista depositato in commissione Finanze da Alberto Gusmeroli. "Bisognerà fare delle scelte, ma è chiaro che una rateizzazione a 96 rate per i debiti modesti non è conveniente", avrebbe detto il viceministro Maurizio Leo.

Niente chip d'ingresso o qualsiasi quota minima per aderire (tipo il 20% delle due prime rate nella Ter, quella con il più alto numero di abbandoni), al contrario chi vuole aderire alla rottamazione e non ne ha in corso alcuna riceverà velocemente, al massimo 10 giorni, un piano di rateazione dell'Agenzia - Riscossione.

Chi sperava che le rate saltate sarebbero state almeno sei o otto (come si pensava) è rimasto deluso. Chi non paga due rate, anche non consecutive, è fuori, applicando le regole delle rateazioni ordinarie. Sul tavolo ci sarebbero le cartelle e i ruoli notificati fino al 31 dicembre 2023, anche se la Lega spinge sulla fine dello scorso anno solare. L'ipotesi di 120 rate non è esclusa a priori: c'è allo studio l'ipotesi di adottarla solo in casi particolari, con debiti maggiori diversamente destinati a ingrassare il debito pubblico. In quel caso la rateazione allargata sarebbe possibile solo con un acconto del 5% per dimostrare la propria "affidabilità finanziaria". Dal ministero fanno sapere che la rottamazione esclude per legge sanzioni penali, danni erariali riconosciuti dalla Corte dei conti e bonus Covid o aiuti di Stato.

La questione cartelle si intreccia con la riforma della Riscossione: come ricorda al Giornale l'avvocato Claudio Defilippi dal 1 gennaio 2026 si passa alla sospensione automatica dei ruoli e delle vendite immobiliari. "Significa che i giudici perdono la loro discrezionalità per le cartelle, e le intimazioni nel rispetto dell'articolo 24 della Costituzione, non ancora per i precetti e i pignoramenti", è il ragionamento del legale, esperto in sovraindebitamento. "È una rivoluzione liberale contro uno Stato che sta invadendo la sfera privata e un diritto di proprietà minacciato", sottolinea Defilippi. Dall'anno prossimo le cartelle dopo cinque anni saranno comunque insegibili, ecco perché da qui ad allora è importante svuotare il più possibile il magazzino fiscale. Le ricognizioni tecniche hanno sfornato numeri impressionanti.

Secondo l'Ufficio parlamentare di Bilancio alla fine dell'anno scorso l'ex Equitalia aveva 1,865 miliardi di crediti (+36,5% rispetto a fine 2019) spalmate su 291 milioni di cittadini per 175 milioni di cartelle. Il riscosso è di 178 miliardi (neanche il 9,5%, per lo più cartelle sotto i mille euro), oltre il 50% sarebbe inesigibile, con appena 101 miliardi il potenziale che si può portare a casa.

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