Milano - La Corte d'appello di Milano torna a dichiarare colpevoli Emilio Fede e Nicole Minetti, la cui condanna era stata annullata dalla Cassazione. Per l'ex direttore del Tg4 e l'ex consigliere regionale lombarda, accusati di favoreggiamento e induzione alla prostituzione in relazione al caso Ruby, arriva solo un esiguo sconto di pena: Fede scende da quattro anni e 10 mesi a quattro anni e 7 mesi, la Minetti da tre anni a due anni e 10 mesi.
Per poter condannare i due imputati, che secondo l'accusa avrebbero scelto le ragazze da portare alle feste a casa di Silvio Berlusconi ad Arcore, la Corte ha dovuto dichiarare «manifestamente infondata» la questione che incombeva sul processo, sollevata da tutti i difensori: la legittimità costituzionale delle norme che puniscono il favoreggiamento della prostituzione, norme risalenti a sessant'anni fa, quando il mercato del sesso era assai diverso. Un'altra Corte d'appello, quella di Bari, nel febbraio scorso aveva invece fatto proprie le tesi dei difensori di Giampaolo Tarantini, imputato in un processo analogo, spiegando che prostituirsi è «un diritto costituzionalmente garantito», e pertanto punirne l'agevolazione non ha senso.
La Corte Costituzionale, investita della questione, non ha ancora fissato l'udienza: e intanto ieri la Corte d'appello condanna Minetti e Fede in base alla legge che un'altra Corte considera ingiusta. I difensori degli imputati ricorreranno in Cassazione.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.