D omani o al massimo martedì, approderà direttamente nell'aula di Palazzo Madama il maxi-emendamento correttivo della legge di Bilancio così come suggerita da Bruxelles. Il taglio dal 2,4%, del rapporto deficit/Pil, allo 2,04%, non è quindi il punto finale di una lunga trattativa. E questo perché lo sforzo di riduzione del deficit viene visto sì come «consistente e apprezzabile» da parte del commissario agli Affari Economici, Pierre Moscovici, ma quello che conta per le regole europee di bilancio non è il deficit nominale, ma quello strutturale, calcolato cioè al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum. La confusione è ancora molta: per questo motivo stasera è stato convocato l'ennesimo vertice a Palazzo Chigi con Conte, Di Maio, Salvini, Tria e i suoi viceministri Castelli e Garavaglia.
Intanto si continua a ritoccare e emendare, come fanno sapere i tecnici di via XX settembre, per tagliare altri milioni di euro cercando di non snaturare i due settori che danno il segno politico a questa manovra: il reddito di cittadinanza (poco più di 7 miliardi) e la revisione della legge Fornero (la cosiddetta Quota 100, che al momento costerebbe circa 4,7 miliardi). Per quanto riguarda quest'ultima il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon (Lega) spiega che il mutamento della Fornero sarà meno radicale del previsto. Saranno 800mila circa le persone interessate dal provvedimento nei prossimi tre anni. Mentre dal 2022 «ci sarà la possibilità di andare in pensione con quota 41 anni di contributi». Sempre dalla Lega arriva un'altra modifica alla legge di bilancio nel capitolo riguardante la tanto contestata ecotassa (il contributo da pagare al momento dell'acquisto di un'auto a benzina o diesel). Il partito di Salvini ha presentato un emendamento per l'abolizione di questa tassa. Che costerà circa 156 milioni in tre anni di mancato gettito. Mentre dall'altra parte i grillini hanno presentato un emendamento per punire (con multe fino a 10mila euro) la produzione di cotton fioc inquinanti. Da Palazzo Chigi fanno sapere che entro domani sarà poi confezionata una riformulazione del bonus per chi intende acquistare auto elettriche o ibride. È un atto «imprescindibile» spiega il sottosegretario alle Infrastrutture Michele Dell'Orco (5S). Insomma la battaglia rimane aperta. E la suspense cresce. Bruxelles ha chiesto in pratica di rimanere sotto il 2% e i tecnici sono al lavoro proprio per vedere dove possono essere recuperati questi decimali.
Mentre tra Roma e Bruxelles si consuma il braccio di ferro per un paio di decimali l'economia rallenta il passo e già c'è chi conta i danni potenziali di una manovra che non ha fatto molto (se non nulla) per il taglio di tasse alle persone e alle imprese e per il rilancio dei settori produttivi. Che i correttivi approvati da Montecitorio (e ora all'esame in Senato) non siano sufficienti lo sostiene l'ufficio studi della Cgia di Mestre. Nonostante i correttivi, spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell'ufficio studi - la manovra di Bilancio rischia di costare 4,9 miliardi di euro al sistema imprenditoriale italiano. «Le aspettative degli imprenditori, - spiega - in particolar modo in materia fiscale, sono state ampiamente disattese.
Senza contare che con la rimozione del blocco delle tasse locali prevista in manovra, c'è il pericolo che dal 2019 torni ad aumentare il peso dei tributi locali». L'introduzione della flat tax, dice il segretario della Cgia, Renato Mason, «è una misura che pur andando nella direzione giusta è del tutto insufficiente».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.