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La Russa sr già condannato dal tribunale dei giustizialisti

Il "Fatto" usa l'indagine sul figlio contro il presidente del Senato. E pure Conte si scatena: "Vuole l'impunità"

La Russa sr già condannato dal tribunale dei giustizialisti

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Ora il problema è la sim e il bersaglio diventa Ignazio La Russa. «Ignazio, caccia la sim» è il titolo del Fatto Quotidiano che riassume lo stato d'animo di quel pezzo di opposizione che vuole sfruttare l'inchiesta su Leonardo Apache per colpire il padre. I pm di Milano, che ipotizzano una violenza sessuale su una ragazza di 22 anni, hanno già sequestrato il telefonino del giovane e i tecnici assicurano che, sim o non sim, tutti i dati salteranno fuori.

Insomma, la procura di Milano ha scelto la strada del buonsenso e del basso profilo: inutile forzare la mano, sul controverso confine dell'immunità parlamentare, se il risultato non cambia. Forse gli accertamenti saranno più lunghi e subiranno qualche rallentamento, ma in conclusione verrà estratto tutto il materiale contenuto e lo smartphone racconterà tutto quello che c'è dentro quella sorta di scatola nera. Così la sim, intestata allo studio legale Ignazio La Russa, non è stata presa per non dare fuoco alle polveri di polemiche e dispute. Mossa ragionata che non spegne però gli ardori di dietrologi e pm di complemento. Il Fatto guida la carica e Marco Travaglio dedica il suo editoriale a quel «pezzetto di plastica» che potrebbe mandare in cortocircuito le destre. È la solita partita mediatica che si sovrappone a quella giudiziaria, prova a guidarla e trasforma l'indagine su Leonardo Apache in un atto d'accusa contro Ignazio: è lui che deve dare la sim, anche se i pm non l'hanno chiesta, pure se al momento non sembra decisiva. Non importa: la sim diventa il presunto tallone d'Achille del Presidente del Senato, la sim custodisce chissà quali segreti, la sim è la fabbrica dei sospetti. «Prendo atto della mancata spontanea consegna della sim del telefono coinvolto - spiega il padre della giovane a un paio di quotidiani - Vista la delicatezza degli eventi, ritengo che questo fatto sia la dimostrazione della volontà di nascondere qualcosa».

Insomma, si corre in avanti cercando di buttare giù dal piedistallo il presidente del Senato. E Il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte irrompe a sua volta sulla scena, tornando davanti ai microfoni di Sky Tg 24 sull'infelice e criticatissima esternazione del parlamentare, appena saputo del fascicolo aperto sul figlio: «Ha sbagliato a entrare a gamba tesa in una vicenda delicatissima che riguarda le accuse contro il figlio per violenza sessuale, ha sbagliato a mettere le mani avanti. Ha tentato di creare un regime di impunità, dicendo io, oltre che presidente del Senato, sono avvocato competente e penalista, allora ho già valutato tutto, non c'è nulla di penalmente rilevante. Ma stiamo scherzando».

Dunque, l'assedio si stringe: il piano giudiziario lascia il posto a quello politico. E Ignazio La Russa è il protagonista di una vicenda all'apparenza sempre più imbarazzante.

Così il Fatto anticipa eventuali prossime mosse, dandole per sicure; la Procura di Milano starebbe per chiedere l'autorizzazione a procedere alla Giunta del Senato su due fronti: la famigerata sim e le chat fra Leonardo Apache e Ignazio, schermate dallo scudo dell'articolo 68 della Costituzione.

Peccato che le cose non stiano esattamente così: al momento non c'è alcun innesco politico; certo le riflessioni a Palazzo di giustizia proseguono, ma la sim non è la priorità e i pm non hanno alcuna intenzione per ora di bussare a Palazzo Madama. Si va avanti con gli interrogatori dei possibili testimoni di quel che è accaduto fra il 18 e il 19 maggio scorsi: l'incontro alla discoteca Apophis, poi la decisione di andare a casa del giovane dove lei la mattina seguente si sveglia nuda nel letto, a fianco di Leonardo Apache, senza ricordare più nulla.

E scopre di aver avuto un rapporto con lui e forse con un'altra conoscenza, dj Nico.

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