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La Russia sfida gli Usa: sommergibili nell'Atlantico

Prova di forza di Putin con la Nato: una flotta di dieci mezzi individuata a nord della Norvegia

La Russia sfida gli Usa: sommergibili nell'Atlantico

Dieci sottomarini, otto dei quali a propulsione nucleare, dispiegati da Mosca verso il Nord Atlantico. Non tanto per testare nuovi sistemi di difesa, quanto per sondare la capacità di reazione della Nato e per recapitare a Washington il seguente messaggio: la Russia, se vuole, può raggiungere gli Stati Uniti.

La notizia dell'esercitazione militare avviata dal Cremlino è stata data per prima dalla Nrk, l'emittente radiotelevisivo di Stato norvegese, che cita fonti dell'intelligence di Oslo. Le operazioni sarebbero partite la scorsa settimana, con i mezzi subacquei della Federazione salpati dalle basi posizionate nella regione di Murmansk, estremo Nord-Ovest russo, non lontano dal confine con la Norvegia e la Finlandia. Mosca, in realtà, nei giorni scorsi aveva reso note le manovre che stava per intraprendere nel mare di Barents. Ma, secondo gli 007 norvegesi, quella dichiarata non sarebbe che la prima parte dell'operazione, il cui obiettivo finale sarebbe di spingersi fin nell'Atlantico.

È così che torna in auge un concetto geografico e militare in voga ai tempi della Seconda guerra mondiale e poi della Guerra fredda: quello del Giuk Gap. E cioè il varco marittimo esistente tra Groenlandia, Islanda e Regno Unito (United Kingdom, di qui l'acronimo) e che rappresenta l'unica porta di accesso nell'oceano Atlantico dal mare del Nord e viceversa. Secondo le fonti sentite dalla Nrk, i sottomarini russi vorrebbero raggiungere l'area, oggi di nuovo presidiata dalle forze Nato, oltrepassare il varco e far perdere le proprie tracce nelle acque atlantiche. L'esercitazione, d'altronde, potrebbe durare anche un paio di mesi. Per il momento le autorità norvegesi hanno detto di conoscere la posizione delle unità russe, e anche i mezzi dell'Alleanza - navi e aerei, oltre al lavoro di intelligence - ne starebbero monitorando il movimento e avrebbero la situazione sotto controllo. Se i sottomarini dovessero riuscire a forzare il Giuk Gap, però, stargli dietro richiederebbe un dispiego maggiore di energie. Secondo un portavoce dei servizi di Oslo, con il suo attivismo «la Russia vuole sottolineare che questo è il loro mare. Vogliono dimostrare di essere in grado di raggiungere gli Stati Uniti e di minacciarne la costa orientale. Vogliono testare la capacità dell'Occidente di rilevare e gestire la cosa».

Le manovre del Cremlino avvengono sullo sfondo delle rinnovate tensioni con gli Usa per il controllo degli armamenti, dopo che ad agosto Washington si è formalmente ritirata dal trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), accordo sul disarmo nucleare firmato con la Russia nel 1987. Gli Usa avevano accusato Mosca di aver violato il patto possedendo alcuni tipi di missili nucleari vietati. Questa non aveva accettato di distruggerli e quindi il trattato è saltato. Non a caso tre giorni fa, alla presenza del presidente Vladimir Putin, Mosca ha testato un nuovo tipo di missile balistico intercontinentale. Il lancio del «Bulava» è stato condotto nel Mar Bianco dal sottomarino a propulsione nucleare più avanzato della flotta russa, il «Knyaz Vladimir» («Principe Vladimir»), della classe Borei.

A quando riferito dal ministero della Difesa, il test è stato compiuto con successo e ha colpito l'obiettivo, posto a oltre 4mila chilometri di distanza nella penisola della Kamchatka, estremo oriente russo.

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