Sì alla legge «sistema-parenti» E nel Pd barese scoppia la pace

La campagna elettorale di Pd e alleati era stata scandita dai ripetuti attacchi al candidato sindaco di centrodestra Domenico Di Paola, ex amministratore unico di Aeroporti di Puglia, accusato in particolare di conflitto di interessi. La maggioranza di centrosinistra di Bari ha pensato bene di dire no a una norma antiparentopoli che avrebbe impedito al sindaco Pd Antonio Decaro ( nella foto ) di nominare al vertice delle aziende comunali parenti di assessori o consiglieri. E così il centrosinistra, diviso e scontento per la scelta delle poltrone in giunta, ritrova compattezza. E la bandiera del conflitto di interessi è ormai ammainata. Durerà?.

Oltre al sindaco di San Ferdinando (Reggio Calabria) Domenico Madafferi, che due anni fa aveva aderito al Pd, i carabinieri hanno arrestato in un'operazione contro la 'ndrangheta il vicesindaco Santo Celi (lista civica di sinistra) e il consigliere comunale Giovanni Pantano, tra i fondatori del Meetup del Movimento 5 Stelle di San Ferdinando, ovvero il nocciolo duro del movimento di Grillo. Coraggiosi come leoni i parlamentari M5S Dalila Nesci, Nicola Morra, Paolo Parentela e Federica Dieni si sono scapicollati per prenderne le distanze: «Il consigliere Pantano non è mai stato un rappresentante istituzionale del Movimento. Sappiamo bene che Pantano aveva già cercato di spacciarsi come esponente del Movimento, ma era stato richiamato subito, in quanto le sue affermazione pubbliche non rispondevano al vero. Si atteggiava, anche pubblicando per conto suo dei video». Sarà così. Peccato che Pantano si descriva «risoluto, pignolo e di sani valori. Credo nella giustizia e nella legalità» proprio sul sito del Meetup del Movimento 5 Stelle di San Ferdinando, di cui risulta attivista dal novembre 2013. Strano, vero?

Novant'anni non sono bruscolini, nemmeno per un mostro sacro del giornalismo italiano come Eugenio Scalfari ( nella foto ). Può succedere che la memoria cominci a fare cilecca e che sbagli il numero dei senatori di Forza Italia assenti all'ok in Aula sul dl Lavoro (erano 16, lui ha scritto 51). Nell'ultimo predicozzo di domenica scorsa su La Repubblica , scrive Italia Oggi , gli sono scappati alcuni svarioni non da poco. Scalfari ha scritto che per eleggere il presidente della Repubblica ci vogliono otto votazioni con maggioranza qualificata e la nona con il 50,1 per cento degli aventi diritto. Bischerata. Basta leggere la Costituzione, entrata in vigore quando il Sommo giornalista era già maggiorenne, per accorgersi che dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. Non al nono come crede Scalfari. Lo stesso asserisce che «l'articolo 18 sarà abolito per decreto non soggetto al visto del Parlamento». Altra bischerata. Il parere parlamentare ci deve essere per legge. A parte l'età, basterebbe un ripassino di Diritto pubblico.

Di fronte alla necessità di risparmiare tutto passa in secondo piano. Anche la necessità di garantire ai bambini un pasto nella pausa pranzo della scuola. A Potenza, una città letteralmente in ginocchio dal punto di vista economico, il Comune ha deciso di sospendere il servizio mensa negli istituti di sua competenza. L'avviso è stato diramato dal sindaco in persona, Dario De Luca: «Per il momento e fino a diverso avviso, le mense scolastiche a Potenza, stante la situazione economica dell'Ente, non saranno attivate da parte del Comune», ha scritto in un comunicato senza mezzi termini. A restare privi di un pasto caldo sono circa duemila bambini, per un totale di 1.600 porzioni non erogate ogni giorno. Ma l'amministrazione, almeno per il momento, non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro. I soldi sono finiti e adesso sta alle famiglie organizzarsi in modo che i piccoli scolari possano continuare a mangiare. Naturalmente fra mille disagi. Il sindaco ha vinto con una lista chiamata «L'altra Potenza». Proprio quello che ci vorrebbe.

Un'altra piazzata del sindaco di Messina Renato Accorinti ( nella foto ) . Dopo l'ospitata di un paio di settimine fa a Virus su Rai2 per parlare della crisi idrica della città di Messina dove ha lasciato intendere che la colpa è della privatizzazione dell'acqua, ieri è riapparso in tv con il suo solito abbigliamento «informale». Solita maglietta lisa con la scritta «Free Tibet», arricchita questa volta da un poster di Ghandi alle spalle e la bandiera della pace con scritto «L'Italia ripudia la guerra». Accorinti ha lasciato intendere che la gestione dell'acqua a Messina non è pubblica.

Purtroppo per lui è falso perché l'Amam è una partecipata del Comune e quindi società pubblica al 100 per cento. Ma non è colpa di Accorinti se lo invitano in tv a fare i suoi show dissennati. Semmai è di chi lo ha votato.

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