Sì poco convinto al piano di Tsipras La Troika frena

L'Eurogruppo dà il primo ok al documento sulle riforme Perplessi Lagarde e Bce: in quelle carte c'è poca sostanza

Dopo l'estenuante teatrino mediatico-dialettico delle scorse settimane, i ministri finanziari dell'eurozona non potevano far altro che ratificare l'estensione del programma di salvataggio. Anche se il piano greco appare ancora abbastanza vuoto di contenuti. Si parla, genericamente, di migliorare il sistema di riscossione fiscale e di lottare contro l'evasione, mentre l'Iva sarà oggetto di una «razionalizzazione» delle aliquote. Atene intente inoltre rivedere le spese di tutti i ministeri, che saranno ridotti da 16 a 10, combattere il contrabbando di carburante e sigarette, garantire «un sano funzionamento» delle banche e continuare con le privatizzazioni. Per le pensioni si punta a uniformare il sistema «eliminando gli incentivi a un eccessivo ritiro anticipato» dal lavoro specialmente nel settore bancario e nel pubblico.

Troppo poco per i primattori della Troika, rottamata solo dal punto di vista semantico, ma ancora pienamente operativa sul suolo greco dopo che il governo greco ha abortito i propositi barricaderi sbandierati in campagna elettorale in ossequio alla dura legge della realpolitik. Lo stesso Eurogruppo ha sollecitato Atene a «lavorare in coordinamento con Ue, Bce e Fmi». Insomma: come prima, più di prima. Non ha perso così l'occasione per dire subito la sua Mario Draghi. La lettera di Atene all'Eurogruppo «è un valido punto di partenza» ma dato «il tempo molto limitato disponibile» non è stato possibile ad Atene «elaborare proposte concrete e impegni» su crescita, finanza pubblica e stabilità finanziaria. Concesso un alibi parziale (il poco tempo), il presidente dell'Eutower entra tuttavia a gamba tesa sui tre punti che dovrebbero costituire l'architrave dell'intero progetto per rimettere il Paese in carreggiata. C'è però dell'altro. E pesante. Perchè Draghi sente puzza di bruciato in quelle sei paginette: «gli impegni delineati dalle istituzioni differiscono con gli impegni dell'esistente programma in un certo numero di settori». In parole povere, Atene sta cambiando da sola le carte in tavola, quando invece dovrebbe «astenersi da ogni azione unilaterale». Infine, l'auspicio che suona come un ordine. Le modifiche alle misure precedentemente concordate dovranno essere «di uguale qualità in termini di raggiungimento degli obiettivi del programma». Niente sconti, dunque.

Anche Christine Lagarde, numero uno del Fondo monetario internazionale, non risparmia critiche. E anche in questo caso, sotto accusa finisce la mancanza di dettagli che accompagna le riforme, in particolare su privatizzazioni, Iva, pensioni, liberalizzazioni e riforma del lavoro. Zone d'ombra che andranno eliminate entro la fine di aprile, il primo «tagliando» che l'Eurogruppo farà al piano di risanamento greco. Anche il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, sembrava si fosse messo di traverso. «La lettera della Grecia va nella direzione di un finanziamento ponte e non rispetta i criteri concordati lunedì dall'Eurogruppo». Queste dichiarazioni, attribuite al portavoce di Schaeuble, sono poi state smentite.

Del resto, Angela Merkel ha chiesto ai colleghi della Cdu di votare a favore della proroga degli aiuti, quando venerdì prossimo il Parlamento tedesco sarà chiamato a esprimersi sulla questione. Dall'esito del voto si capirà che aria tira in Germania.

di Rodolfo Parietti

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