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Il "sì" del Senato al decreto Ucraina: fiducia anche dai 5S

Il Senato ha votato la fiducia posta dal governo al decreto Ucraina. Arriva il 'sì' anche dal Movimento 5 Stelle, mentre si schiera col No Fratelli d'Italia

Il "sì" del Senato al decreto Ucraina: fiducia anche dai 5S

Il dl Ucraina è legge. Si è concluso con 214 Sì e 45 No il voto di fiducia posto dal governo al decreto Ucraina. L'annuncio era arrivato ieri, a conclusione della discussione generale, quando il ministro dei rapporti con il parlamento, Federico D'Incà, ha posto in Aula al Senato la questione di fiducia sul decreto Ucraina già approvato dalla Camera. Il dl è arrivato in Senato senza un relatore, quindi senza l'ordine del giorno sull'aumento delle spese militari al 2% del Pil. I pareri della commissione Bilancio, infatti, non sono arrivati per tempo e hanno fatto decadere l'Odg di Fratelli d'Italia, che aveva sollevato diverse polemiche nei giorni scorsi.

Le posizioni contrarie

È iniziata questa mattina la seduta dell'Aula del Senato sul decreto legge Ucraina e, dopo la discussione, si sono susseguite le dichiarazioni di voto. Al centrom il nodo sulla spesa militare. Contrario all'invio di armi il senatore di Alternativa, Mattia Crucioli, che ha definito il premier Mario Draghi "un nonno al servizio della guerra", paragonandolo a Biden. "Non dobbiamo aumentare le spese militari- ha continuato-Per questo voterò No alla fiducia a questo governo guerrafondaio".

Prima della chiamata al voto, aveva annunciato il No alla fiducia anche la senatrice di Fratelli d'Italia, Isabella Rauti, che sottolinea come il governo si sia "avvitato su se stesso, oscilli, barcolli": "Siamo qui senza un relatore- ha aggiunto- con la richiesta di un voto di fiducia con cui il governo sconfessa se stesso". Per questo, spiega Rauti, nonostante alla Camera il suo partito abbia votato a favore del decreto, non farà la stessa cosa al Senato, dove "il ricorso al voto di fiducia su una materia così sensibile sconfessa il governo". Per questo, spiega Rauti, "la scelta di non votare la fiducia a decreto Ucraina è facile. Il governo non la merita. La nostra è una scelta obbligata, si chiama coerenza".

Il no alla fiducia è arrivato, come annunciato, dal senatore M5S Vito Petrocelli, che all'Ansa aveva detto: "Penso che oggi molti colleghi non verranno in Aula per il voto. Io ci sarò e voterò contro". Il motivo? "È sbagliato inviare armi ad un paese coinvolto in un conflitto- aveva spiegato Petrocelli in un tweet, confermando le sue intenzioni di voto- Voglio rappresentare in parlamento il sentimento di tantissimi italiani, contro il pensiero unico interventista dei partiti. Ora lapidatemi pure".

I sostenitori della fiducia

Per il Sì, invece, si è espresso il Partito democratico, che aveva annunciato di sostenere la fiducia sul decreto Ucraina. Approvato il decreto, comprensivo dell'ordine del giorno tanto discusso, anche da Pier Ferdinando Casini, che aveva dichiarato che avrebbe votato"convintamente a favore", definendo le polemiche sulle spese militari dei giorni scorsi come "la classica tempesta in un bicchier d'acqua".

Il Sì convinto era stato annunciato anche dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che sottolinea la gravità della situazione generale:"Siamo di fronte a questioni essenziali, non più eludibili: questioni umanitarie e militari, ma anche rispetto degli impegni internazionali". Nonostante l'appoggio al governo, Gasparri ricorda che "il governo più pacifico e pacifista degli ultimi 15 anni è stato quello di Silvio Berlusconi, che non ha armato un esercito ma ha parlato con Putin e Gheddaffi".

Hanno votato la fiducia i senatori di Liberi e Uguali, secondo i quali, come ha spiegato Loredana De Petris, il decreto "è la risposta giusta davanti ad un'aggressione imperialista", sottolineando come nel provvedimento sia presente anche "una cura importante su quello che sappiamo fare meglio: la solidarietà e l'accoglienza". Tuttavia, per De Pedis, "non aveva senso presentare alla Camera un ordine del giorno che metteva insieme la questione del decreto Ucraina con la questione delle armi e dell'aumento delle spese militari. Una scelta assolutamente sbagliata, nei tempi e nei modi".

Il sostegno al decreto è arrivato anche dalla Lega, il cui capogruppo, Massimiliano Romeo, ha precisato in Aula: "La Lega vota la fiducia e avrebbe votato il decreto anche se il governo non l'avesse posta". Il partito, infatti, condivide i contenuti del provvedimento in toto, "aiuti militari all'Ucraina compresi". La Lega ha chiesto anche di "limitare i toni" e "dosare bene le parole", dati i toni con cui sono state espresse opinioni contrarie: "I guerrieri da salotto ricalcano esattamente la tradizione dell''armiamoci e partite'".

Nonostante le polemiche degli ultimi giorni e le parole di Petrocelli, al momento delle dichiarazioni di voto, il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Mariolina Castellone, ha affermato: "Oggi votiamo convintamente la fiducia a questo provvedimento, non abbiamo mai messo in discussione la nostra fiducia al governo o la certezza che l'Europa e la Nato vadano sempre difese e rafforzate".

E sulle polemiche relative alle spese militari, la Castellone ha aggiunto: "Ci sono interi settori in ginocchio, il 15% delle famiglie italiane non riuscirà a pagare le bollette, eppure per tutte altre forze politiche al centro dell'agenda sembra esserci il tema dell'aumento delle spese militari, e allora anche il dibattito su questo provvedimento è stato inquinato da chi provava a confondere i piani".

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