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Il sacrificio sconosciuto per guadagnare 1.300 euro

Il sacrificio sconosciuto per guadagnare 1.300 euro

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Il sacrificio sconosciuto per guadagnare 1.300 euro

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Non c'è nulla anti-social come i social. Non trattasi di semplice gioco di parole o provocazione ma è la tassa che ogni giorno si deve pagare all'ultimo degli o delle influencer, gente che manda in circuito pensieri e parole che diventano - si dice così - virali, aggettivo che in origine suggeriva infezioni ma ha ormai assunto il significato esclusivo di rapida diffusione.

Esposito Elisa appartiene a questa tribù e aveva agguantato il suo quarto d'ora di celebrità proponendo il corsivo parlato, una nenia che ha contagiato, si risiamo con il virale, giovanissimi e giovanissime, porto esperienza personale famigliare. La gloria ha permesso alla Elisa di fare soldi, meglio per lei, ma il fasto è una droga e così la giovane promessa si è lasciata andare ad alcune riflessioni, male interpretate e male titolate: «Se guadagnate 1.300 euro al mese, è colpa vostra», che detto così meriterebbero come minimo un manrovescio e a salire. In verità il discorso completo dell'Esposito è uno stimolo alla next generation, datevi una sveglia perché le fonti di reddito ci sono, ci sarebbero, basta volere, basta impegnarsi, basta inventarsi; lei, ad esempio, ha studiato estetica ma non nel senso filosofico hegeliano, trattasi di estetista, make up e affini, lavoro che la porterà, parole sue, ad aprire un istituto ad hoc, cura delle mani, dei piedi e del corpo.

Per il momento si occupa delle menti altrui, le influenza e come i suoi sodali, i Fedez di tutt'Italia, trascura un particolare che però dovrebbe risultare decisivo. Se hanno successo, se vengono seguiti da un tot di followers è perché le loro idee trovano forma e sostanza nel lavoro di sarte, sarti, cuochi (non ho scritto chef), parrucchieri (non ho scritto hair stylist), guardie del corpo (non ho scritto body guard), amici (non ho scritto community), tutto quel mondo che vive nel canneto e serve a tenere in piedi figure altrimenti di carta ma che viene puntualmente ignorato da costoro, seduti su troni dorati.

Elisa Esposito è ancora nella fase montessoriana della sua carriera di influenzatrice, incassa più dei mille e trecento euro che alcuni dei suoi coetanei vedono in forma bimensile, non può e non deve essere un positivo punto di riferimento ma una boa segnaletica di pericolo, il facile guadagno non prevede sacrificio, rinuncia, sofferenza è, invece, corsa tra fari abbaglianti, là dove il gol da raggiungere non è il senso della vita ma il conteggio degli euro, per cui i mille e trecento sono roba piccola per chi pensa in grande. «Pensa» mi sembra un verbo eccessivo.

Però basta farglielo credere.

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