Sala non spiega i suoi affari e chiede soccorso a Cantone

L'ultima grana è il notaio Expo usato per interessi privati. Lui grida al complotto e si rifugia sotto l'ala dell'Authority

Sala non spiega i suoi affari e chiede soccorso a Cantone

Continua a mescolare i suoi interessi privati con quelli pubblici. Ma si ostina a non voler dare spiegazioni. Giuseppe Sala, commissario unico (in imminente scadenza) di Expo e candidato Pd in corsa per le elezioni comunali di Milano, è recidivo: accavalla sedi e ruoli. E si stupisce pure se qualcuno gli chiede spiegazioni. Tanto che ora cerca l'appoggio di Raffaele Cantone, presidente dell'Authority anticorruzione, perché difenda la sua «onorabilità».«D'accordo con il giudice Cantone - spiega - ho deciso di inviare all'Anac gli incartamenti delle questioni sollevate in questi giorni affinché l'onorabilità dei miei comportamenti possa trovare riscontro nelle più opportune sedi istituzionali. Sono una persona onesta che ha come sua difesa l'onestà e il lavoro chiaro e pulito svolto in tutta la sua vita».D'accordo. Resta il fatto che Sala abbia usato per ben due volte la sede legale di Expo in via Rovello per fare altro (una volta per riunire il suo comitato elettorale e una seconda volta, come riportato dal Giornale, per stipulare la nascita di una società privata per la promozione di eventi davanti al notaio Filippo Zabban, lo stesso che siglò la nascita della Expo spa).«Non ci sono altri casi De Lucchi» aveva stragiurato Giuseppe non più di cinque giorni fa. I fatti lo smentiscono ancora una volta. Dopo la scivolata della casa in Liguria ristrutturata dall'architetto del Padiglione Zero di Expo, Sala ci ricasca.

E ancora una volta adotta la strategia della non trasparenza, anche questa imparata con Expo. Di più: parla di diffamazione e sfodera una forma di ingenuità che non calza affatto col profilo di un super manager (e candidato) come lui.Eppure, in merito all'incarico al notaio di Expo, dichiara: «Capire dove stia la relazione delittuosa tra i due fatti è veramente arduo - ha detto Sala - visto che l'atto in questione è stato ricompensato secondo il normale tariffario del professionista». E critica «la campagna diffamatoria che, nonostante l'impegno evidentemente insistito di molti, non arriva a nessun risultato degno di attenzione». «So che è impossibile a chicchessia trovare una qualsiasi situazione nella quale io mi sia approfittato di un solo centesimo pubblico - conclude Sala - o abbia preteso qualche favore da chi si sia aggiudicato qualche incarico in Expo».«Non è un reato costituire una società - mette subito in chiaro il capogruppo milanese di Forza Italia, Pietro Tatarella - ma se Sala racconta bugie su cose così banali c'è da aspettarsi un candidato sindaco abituato a mentire sapendo di mentire». E uno con il curriculum di Sala non può non sapere che in campagna elettorale si viene passati ai raggi X e bisogna saper essere chiari e trasparenti. Anche quando non c'è un reale capo d'imputazione. Quindi, al di là di quello che sarà il pronunciamento dell'Anticorruzione, la gente vuole sapere di che pasta è fatto l'uomo che potrebbe guidare Milano per i prossimi cinque anni. L'ennesimo autogol crea qualche problema in più nella sua campagna elettorale.

Che dovrà fare i conti con una rivale, il vicesindaco Francescs Balzani, finora sottovalutata ma da ieri sostenuta ufficialmente dal sindaco uscente Giuliano Pisapia. Che, per far un torto a Renzi, rischia di lasciare Sala al palo.

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