Nemmeno un commento da parte del governo agli ultimi dati sulla Cassa integrazione forniti ieri dall'Inps. Comunicazione periodica e molto tecnica, che questa volta nasconde una novità importante. La prima inversione di tendenza (in senso peggiorativo) dal 2014. E una perdita di lavoro e stipendi che il centro studi Lavoro&Welfare, presieduto dall'ex ministro del Lavoro Pd Cesare Damiano ha quantificato, elaborando i dati dell'istituto di previdenza.
In quattro mesi i lavoratori «parzialmente tutelati dalla Cig hanno già perso complessivamente oltre 377 milioni di euro di reddito al netto delle tasse». Facile immaginare che se questa tendenza dovesse proseguire alla fine dell'anno i lavoratori si ritroveranno con un miliardo di euro in meno.
La perdita è l'effetto di una impennata nelle ore di cassa integrazione. Secondo l'Inps in aprile sono state pari a 25,4 milioni, segnando il +30,5% rispetto ad aprile 2018. In forte incremento la cassa integrazione straordinaria (78,1%). Segno, spiega Damiano, che la crisi è strutturale. La cassa straordinaria è quella che utilizzano le aziende in crisi.
Dall'elaborazione di Lavoro&welfare emerge anche una assenza completa di attività produttiva per oltre 132 mila lavoratori, 81 mila quelli in Cigs. Sempre nei primi quattro mesi dell'anno si sono perse 11 milioni e 411 mila giornate lavorative.
Dati negativi, ma anche un cambiamento di tendenza. Dal 2014, quando le ore di cassa integrazione erano state pari a un miliardo e 18 milioni, la Cig è continuamente calata, fino ad arrivare a 218 milioni di ore nel 2018. Nei primi quattro mesi del 2019 siamo a 91 milioni, alla fine dell'anno si potrebbe arrivare a 273 milioni di ore. «Riparte un trend in salita, inutile che il governo si sforzi di leggere nei dati dell'economia che di volta in volta vengono forniti da Inps e Istat un miglioramento».
Sempre l'Inps ieri ha dato conto di un lento aumento delle assunzioni al netto delle cessazioni nel primo trimestre dell'anno: tra gennaio e marzo infatti il saldo annualizzato registra più 351mila posti di lavoro inferiori a quei più 537mila registrati nel primo trimestre 2018. Per i contratti stabili il saldo è positivo per 324 mila unità. Al contrario per i contratti a tempo il saldo è negativo per 90mila unità. Dati sono stati salutati dal M5S come un successo.
Ma Renato Brunetta, responsabile politica economica di Forza Italia non è d'accordo. «Tra il primo trimestre 2018 e il primo trimestre 2019 vi sono 170 mila assunzioni in meno e, quindi, minore dinamismo sul mercato del lavoro». Il posti di lavoro a tempo indeterminato sono «solo marginalmente superiori a quelle dell'anno scorso». Calano le assunzioni a termine, stabile l'apprendistato, crolla la somministrazione. «Il mercato si sta progressivamente irrigidendo e ciò è confermato da una diminuzione lieve delle cessazioni». Il bilancio generale è negativo: «Il saldo annualizzato, infatti, precipita vertiginosamente».
Dal Lavoro ai consumi, ieri Confesercenti ha quantificato i danni che provocherebbe l'aumento dell'Iva che dovrebbe scattare nel 2020.
La spesa si contrarrebbe di 8,1 miliardi, pari a 311 euro in meno per famiglia, provocando la chiusura di oltre novemila negozi. L'Impatto annullerebbe gli effetti positivi sui consumi generati dal reddito di cittadinanza. Tra le ipotesi in campo, resta quella di un aumento parziale, sponsorizzato dal ministro dell'Economia Tria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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