I «lupi solitari», cellule individuali o di pochissime persone pronte a colpire spontaneamente, con azioni disorganizzate ma dal potenziale terribile su tutto il territorio nazionale. E gli imam itineranti, predicatori della Jihad che si aggirano per il Paese e portano il verbo della guerra santa nelle moschee e negli ambienti islamici più sensibili alle propagande integraliste. Sono questi i due elementi di punta dell'allarme che il ministro degli interni Angelino Alfano ha portato all'esame del Comitato nazionale per la sicurezza e che hanno condotto all'innalzamento degli standard e di allerta su tutto il territorio nazionale. Ma insieme al profilo delle minacce incombenti, a fare scattare l'allarme è stata una novità degli ultimi giorni. Nei giorni scorsi i vertici dell'intelligence hanno incontrato il ministro, e insieme a lui hanno affrontato insieme al fenomeno generale anche un caso specifico: quello di un presunto terrorista islamico, entrato indisturbato in Italia, e solo recentemente individuato ed espulso. L'identità è top secret, ma il fatto che sia stata decisiva nell'allarme fa capire che non si è trattato di una espulsione di routine.
Alfano non rende noto quale sia la fonte dell'allarme e non indica nello specifico da quali fronti si attendono i pericoli maggiori. Ma, secondo lo stesso Alfano, a spingere il ministro degli interni a portare la proposta in seno al Comitato nazionale è stata una segnalazione partita pochi giorni fa dal Casa, il Comitato di analisi strategica dove confluiscono le informazioni del network italiano ed internazionale dei servizi di informazione Aisi e Aise e quelle provenienti dalla rete delle forze di polizia. È stato dal Casa che è partito verso il Viminale l'appunto riservato che indica una serie di criticità emerse nel corso dell'attività di monitoraggio effettuata da polizia e 007, incrociate con le segnalazioni provenienti dai servizi stranieri segreti dei Paesi alleati. Non è stata individuata un'operazione già in corso mirata contro il nostro Paese. Ma ci sono elementi che dicono come l'Italia sia più che mai nel mirino. E da questo punto di vista non si sottovaluta l'ipotesi che l'attacco lanciato contro la comunità italiana a Dacca sia sintomo della inclusione a pieno titolo dell'Italia nella lista dei «Paesi del male» indicati dall'Isis ai suoi militanti per il mondo come bersagli privilegiati.
«Mantenere alto il livello di vigilanza e di allerta nel Paese, rafforzando ulteriormente i dispositivi di sicurezza sull'intero territorio nazionale, soprattutto nei confronti degli obiettivi sensibili»: queste, nelle parole del ministro, le disposizioni diramate alle prefetture. «Le nostre strutture di intelligence e delle forze di polizia - ha aggiunto - lavorano 24 ore al giorno per fare massima prevenzione, ma nessun Paese può dirsi a rischio zero».
E che l'Italia non lo sia lo confermano alcune delle cifre che il titolare del Viminale ha fornito per dimostrare la capillarità dei controlli. Si scopre che solo nel corso dell'ultimo anno e mezzo, oltre agli arresti per terrorismo internazionale effettuati in particolare al Nord, sono stati espulsi dall'Italia ben 99 propagandisti del terrore (il ministro parla di «soggetti evidenziatisi per il loro avanzato processo di radicalizzazione o per aver fornito sostegno ideologico allo Stato Islamico»). Tra questi, ed è il dato forse più allarmante, c'erano nove imam.
E le stesse dichiarazioni di Alfano confermano come uno degli ambienti più a rischio sia quello carcerario: non i carceri speciali, dove vengono rinchiusi gli inquisiti per terrorismo, ma il mare dei carceri ordinari, dove approdano migliaia di islamici accusati di reati comuni, che in cella si convertono al radicalismo sotto la guida degli imam.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.