Salva-Stati, Conte è fiducioso Ma Di Maio litiga ancora col Pd

Giuseppi promette: «Spazzeremo le fesserie». I 5s non arretrano e Franceschini avverte: «Giocate con il fuoco»

Salva-Stati, Conte è fiducioso Ma Di Maio litiga ancora col Pd

L'Europa entra a gamba tesa nello scontro politico in Italia sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità. Fonti europee fanno trapelare come sia ancora possibile un rinvio della firma (prevista a dicembre 2019) dell'accordo per la modifica trattato sul fondo salva-Stati.

Un rinvio - precisano però le fonti europee - che non andrebbe nell'interesse dell'Italia. I leader da tempo si sono dati come scadenza dicembre 2019 per il via libera alla riforma e la posizione dell'Italia complica tutto.

Secondo Bruxelles, la sostanza della riforma del Mes, è vantaggiosa per l'Italia rispetto alle attuali regole del fondo salva-Stati.

La data chiave per capire quello che succederà è il 4 dicembre, quando i ministri delle Finanze dei 19 si riuniranno a Bruxelles per il vertice dell'Eurogruppo. Secondo quanto risulta, la discussione sulla modifica del trattato del Meccanismo europeo di stabilità è ancora aperta.

Un ultimatum al governo Conte bis ancora diviso sul via libera al Mes. Lunedì il capo del governo riferirà al Parlamento (alle 13 a Montecitorio e alle 15.30 a Palazzo Madama). Mentre oggi Conte dovrebbe incontrare le forze di maggioranza a Palazzo Chigi per trovare una linea comune. Unità che ancora manca e che rischia di spaccare la maggioranza. Conte prova a sfilarsi dalla guerra tra Pd e M5s: «Nessuna battaglia in Parlamento. È una informativa doverosa al Parlamento da parte del presidente del Consiglio». Ma promette: «Spazzeremo via le fesserie». Il premier non vede rischi per l'esecutivo: «Andrà avanti».

Ma il capo politico dei Cinque stelle Luigi Di Maio non arretra. E avverte: «Non possiamo come Italia pensare di firmare al buio il Mes. Quel trattato ha bisogno di molti miglioramenti, l'Unione bancaria mi preoccupa ancor più del Mes, l'assicurazione sui depositi va messa a posto. I negoziati proseguano con il protagonismo dell'Italia che sicuramente negli ultimi mesi ha avuto difficoltà perché c'è stato un cambio di governo».

Parole che terrorizzano gli alleati del Pd. Dario Franceschini, ministro della Cultura, replica indispettito: «Sul Mes in queste ore ci giochiamo la credibilità del paese, l'andamento dello spread e dei mercati. Non si può giocare con il fuoco».

Anche Graziano Delrio, capogruppo dem a Montecitorio, minaccia Di Maio: «Siccome non ci sono elementi di merito che mettono in discussione la nostra sovranità nazionale, è molto importante che diamo una dimostrazione di serietà e affidabilità. Io mi aspetto che le legittime critiche del nostro alleato non portino a provocare una crisi di credibilità per il Paese. Questo sarebbe grave, per i cittadini e per la serietà con cui viene visto il nostro governo». Mentre Lorenzo Guerini, ministro della Difesa del Pd, invita al dialogo: «Sul Mes non credo siano utili ultimatum, ma si tratta di mettersi al tavolo, ragionare, riflettere insieme». Una nota del Movimento in serata abbozza: «Noi cerchiamo l'intesa col Pd ma loro non devono alzare i toni».

Le opposizioni incalzano il governo. Matteo Salvini, leader della Lega, attacca (ancora) Conte: «Se hai firmato a nome degli italiani qualcosa che non avevi il permesso di firmare, dimettiti e chiedi scusa». E ancora: «Conte non difende più l'interesse nazionale e il Mef ruba ai poveri per dare ai ricchi».

Dal fronte Fi, Maria Stella Gelmini, capogruppo dei deputati, rimarca la spaccatura nell'esecutivo: «Conte sta affogando travolto dalle contraddizioni di questa inconsistente maggioranza. Il tutto mettendo a rischio i risparmi degli italiani».

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