Cronache

"Salvare il Natale" dal danno peggiore

Un anno dopo siamo punto e a capo. L'effetto déjà vu disturba perché l'Italia sembra condannata a vivere un eterno "giorno della marmotta"

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Un anno dopo siamo punto e a capo. L'effetto déjà vu disturba perché l'Italia sembra condannata a vivere un eterno «giorno della marmotta». Per risolvere il dilemma nuove chiusure in vista delle festività, basterebbe tenere conto delle condizioni di partenza, oggi molto cambiate - per fortuna in meglio - rispetto all'inizio della scorsa stagione invernale, a cominciare dal rapporto positivi/tamponi fino alla situazione nei reparti degli ospedali. Invece lo slogan «salviamo il Natale» torna puntuale nel dibattito, ignorando che nel frattempo abbiamo avuto tra le mani gli strumenti per guidarci oltre la pandemia, ovvero vaccini e green pass. Il paradosso è proprio questo: mentre l'anno scorso un altro lockdown si stringeva come un cappio al collo delle attività commerciali e turistiche, nel 2021 gli stessi commercianti e albergatori si ritrovano a fronteggiare i danni economici dovuti all'assedio di chi scende in piazza contro le regole che hanno permesso il ritorno alla normalità. Come se avessimo già dimenticato cosa ha significato non essere riusciti a «salvare il Natale» solo un anno fa: un'intera stagione della neve persa, il turismo messo in ginocchio dal divieto di spostamenti tra Regioni, l'assurdo calendario di dicembre e gennaio con lo slalom tra zone rosse, arancioni e gialle a targhe alterne...

Sedici sabati di proteste trasformate in pretesto per creare disordine pubblico hanno poco a che vedere con la libertà e i diritti, quando finiscono per travolgere la libertà e i diritti altrui. Il Viminale torna a brandire l'arma dei divieti, così riecco i centri storici blindati, ma questa volta per proteggere chi chiede semplicemente di poter lavorare.

Se vogliamo che la quarta ondata abbia un finale diverso, sarebbe utile imparare la lezione dello «spirito del Natale passato» per non rovinarci anche il prossimo.

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