Ha ragione Crozza, l'Italia è proprio il Paese della Meraviglie. Nel senso di «meravigliosi» paradossi. Solo qui, infatti, riusciamo nell'impresa impossibile di trasformare il turismo in un qualcosa da arginare piuttosto che da incrementare. Prendete ad esempio gli scavi di Pompei, il sito archeologico più affascinante del mondo. In una nazione culturalmente evoluta com'è l'Italia (ma forse sarebbe meglio usare il condizionale), il vero problema dovrebbe essere quello di portare a Pompei il maggior numero di turisti, offrendo loro una qualità di servizi all'altezza della situazione. Al contrario si scopre che - causa «erosione turistica terrificante» (da notare il burocratese dell'espressione «erosione turistica» e l'assurdità dell'aggettivo «terrificante») -, dal prossimo anno gli ingressi all'area degli scavi saranno a «numero chiuso». Ma come, abbiamo la fortuna di avere una ricchezza come Pompei, e lo Stato che fa? Invece di ottimizzare la risorsa, la depaupera inibendola al grande pubblico? Pare assurdo ma è proprio così. Dai tecnici del ministero di Franceschini arriva la conferma: «A Pompei entrano troppi visitatori, va trovata una soluzione. Per la precisione, c'è una erosione turistica terrificante dovuta al calpestio di migliaia di persone». Un giudizio che mutua pedissequamente le parole che figurano nel rapporto stilato dagli ispettori Unesco che, proprio due giorni fa, hanno eseguito l'ultimo sopralluogo. I due ispettori, il britannico Cristopher Young e il francese Jean Pierre Adam, sono gli stessi che l'anno scorso scrissero una relazione tanto negativa da far rischiare a pompei la perdita del titolo di «patrimonio dell'umanità». Sulla strategia del «numero chiuso» non si è ancora espresso ufficialmente il soprintendente di Pompei, Massimo Osanna, che nei giorni scorsi ha avuto il coraggio - e questo gli va riconosciuto pubblicamente - di chiedere scusa personalmente alle migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo rimasti fuori dai cancelli del sito a causa della solita (ennesima) vertenza sindacale dei custodi. Osanna non ha avuto timore di «metterci la faccia», accettando di fare da caprio espiatorio anche per responsabilità che non fanno certo capo a lui. Negli ambienti della Sovrintendenza campana l'idea di «contingentare l'afflusso dei visitatori» gli ingressi non pare comunque abbia trovato grandi consensi. Anzi, tutt'altro. Nel dubbio, comunque, i rappresentanti sindacali dei custodi si sono già - per così dire - «portati avanti»: «In caso di istituzione del numero chiuso, non saremo certo noi a dover occuparci di fare la conta agli ingressi»; insomma, il «pallottoliere dei turisti» non rientrerebbe nel rigido mansionariato degli strumenti di lavoro di pertinenza degli addetti alla sorveglianza degli scavi. E allora chi dovrebbe vigilare sul «numero legale» dei turisti ammesso al tour nella città sepolta dall'eruzione del Vesuvio? Mistero.
Pompei da 15 anni registra ha un flusso costante di oltre 2 milioni di persone all'anno; a fare meglio (o meno peggio, dipende dai punti di vista) è in Italia solo il Colosseo, con circa 3 milioni di turisti. Solo per dare un parametro di confronto, due siti di valore mondiale come la Reggia di Versailles e il British Museum di Londra staccano complessivamente ogni anno 13 milioni di ticket. E il loro obiettivo è di staccare sempre più biglietti, non certo di ridurli causa «terrificante erosione turistica». Ovviamente l'area archeologica di Pompei ha delle caratteristiche molto diverse da una struttura al coperto come il British Museum o la Reggia di Versailles, ma questa non è una buona ragione per chiudere i cancelli e rispedire a casa i visitatori «in eccesso». Per salvaguardare al contempo l'integrità artistica del patrimonio pompeiano e il plusvalore economico del patrimonio turistico, urge trovare una strada diversa da quella troppo semplice (e autolesionistica) degli ingressi a numero chiuso. Al ministero dei Beni culturali chi ha buone orecchie per intendere, intenda.
13 milioni i ticket complessivamente venduti ogni anno tra British Museum
e Reggia di Versailles
Il flusso turistico annuo negli scavi di Pompei
è di circa 2 milioni, uno
in meno del Colosseo
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.