Il clima di tensione nel governo pare sbollire rispetto allo strappo iniziale, ma l'ombra di una nuova fiammata incandescente è sempre dietro l'angolo. Nelle scorse ore si è raggiunto il più forte livello di scontro tra Matteo Salvini e Mario Draghi. I ministri della Lega hanno prima lasciato la cabina di regia e poi hanno disertato il Consiglio dei ministri.
"Un gesto serio", l'ha definito il premier. Che aveva cercato una mediazione sulla legge di delega sul Fisco. Comunque da parte di entrambi c'è la disponiblità a incontrarsi a stretto giro: oggi i due si ritroveranno faccia a faccia per fare chiarezza su quanto accaduto e parlare dei prossimi passi che l'esecutivo dovrà compiere.
Le condizioni di Salvini
In vista del vertice pacificatore, Salvini ha dettato una condizione ben precisa: mettere nero su bianco che non aumenteranno le tasse per i cittadini italiani. Il numero uno della Lega è stato chiarissimo: "Se Draghi dice che non ci sarà un aumento delle tasse e non ci sarà la patrimoniale, mettiamolo per iscritto. Perché di Draghi mi fido, degli altri no". L'ex ministro dell'Interno reputa che la delega sia vaga in merito di Iva, Irpef e Imu.
Dunque i timori sono incentrati sul successore di Draghi. Le tasse per ora possono anche non aumentare ma poi può arrivare il prossimo premier e varare una valanga di aumenti, è il ragionamento di Salvini. Che torna a invocare lo spettro di Mario Monti: "Di noi ci fidiamo, ma se dopo Draghi verrà Monti che ha già dimostrato di aumentare le tasse sulla casa o di innalzare le tasse sui Bot, sui risparmi? Preferisco metterle per iscritto le cose".
Dalla Lega si continua a chiedere di togliere dalla delega fiscale alcuni articoli che destano sospetti. Ad esempio ciò che le associazioni contestano è l'aggiornamento dei valori catastali che rischia di comportare un aumento fino al 40%. Per il resto invece c'è totale apertura: "Perfettamente d'accordo sull'emersione degli immobili fantasma".
La tentazione della crisi
Nella giornata di ieri si sono riconcorse le voci su una possibile crisi di governo. Diversi esponenti di spicco della Lega ne hanno parlato, con Riccardo Molinari che ha notato come nell'esecutivo "ci stanno accompagnando alla porta" e dunque adesso "tocca a noi decidere cosa fare". Inoltre il senatore Alberto Bagnai ha lamentato che "è un po' difficile stare in maggioranza essendo trattati come se si fosse opposizione".
Salvini però ha ridimensionato il tutto: "Non è uno strappo". Per poi alzare nuovamente il tono dello scontro e paventare il pericolo di una patrimoniale: "C'è sostanzialmente una patrimoniale su un bene già tassato e ipertassato, ovvero la casa italiana". Eppure Goffredo Bettini del Partito democratico teme uno strappo leghista che potrebbe ripercuotersi sulla tenuta della maggioranza: "La cosa migliore sarebbe che Draghi governasse fino al 2023. Il Pd non farebbe mancare mai il suo sostegno. Sono convinto, tuttavia, che la Lega strapperà".
Il piano di Draghi
Nel frattempo però il premier Mario Draghi ha in mente una strategia ben precisa per accelerare l'azione del governo. Tra scadenze legate al Recovery Fund, la legge di Bilancio e altri adempimenti significativi è necessario correre: perciò, scrive il Corriere della Sera, il presidente del Consiglio starebbe pensando di prevedere almeno due Consigli dei ministri a settimana fino al 31 dicembre.
Oggi ci sarà un altro Cdm caldo: il governo si riunirà per aumentare le capienze di stadi, teatri, cinema e discoteche. E anche in questo caso le diverse sensibilità tra i partiti potrebbero emergere con qualche problema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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