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Salvini: "Ministri Lega nel governo Draghi? Non facciamo cose a metà"

Il leader del Carroccio mette le cose in chiaro: "Se ci siamo ci siamo, altrimenti diamo una mano dall'opposizione". Zaia: "Matteo si muoverà con responsabilità"

Salvini: "Ministri Lega nel governo Draghi? Non facciamo cose a metà"

Una decisione definitiva verrà presa dopo le consultazioni con Mario Draghi, a cui verranno sottoposti i temi cardine e imprescindibili per la Lega: flat tax, quota 100, taglio delle tasse, più infrastrutture, stop alle cartelle esattoriali e all'immigrazione clandestina. Ecco le questioni che verranno anticipate all'ex governatore della Banca centrale europea, che conta di avere un sostegno piuttosto ampio in Parlamento per rispondere alle sfide del Paese. La posizione di Matteo Salvini è stata chiara fin da subito: "Noi andremo a parlare senza pregiudizi, senza porre veti. Se le nostre idee coincidono con quelle del professor Draghi, noi ci siamo". Il leader del Carroccio ha già messo il premier incaricato davanti a un bivio: "Se le idee sono prevalenti quelli dei ‘no’ e di Grillo, noi diamo una mano serenamente dall’opposizione".

Nella giornata di ieri i grillini hanno posto delle "condizioni" per appoggiare un esecutivo a guida Draghi: oltre alla salvaguardia dei provvedimenti di Conte (dal reddito di cittadinanza al decreto Dignità), vorrebbero un programma che abbia tra i punti principali il reddito universale, un'imposta patrimoniale per i super ricchi, acqua pubblica, blue economy, digitalizzazione, conflitto di interessi e banca pubblica. Ecco perché l'ex ministro dell'Interno vuole vederci chiaro: "Draghi dovrà scegliere tra noi e Grillo, tra chi vuole tagliare le tasse e chi vuole la patrimoniale con altre tasse. Abbiamo una idea di Italia che è diversa da quella di Grillo, dei 5 Stelle. Io non posso stare assieme con chi vuole tassare i risparmi degli italiani".

Ministri leghisti nel governo?

"Se ci sono spazi per aiutare milioni di italiani noi ci siamo. Non facciamo le cose a metà: se ci siamo ci siamo, altrimenti diamo una mano dall'opposizione come abbiamo fatto nell'ultimo anno e mezzo", è stato il commento di Salvini rispondendo alla domanda se il partito sarebbe pronto anche a far parte dell'esecutivo nel caso di un sostegno al governo Draghi. I veti in realtà stanno arrivando dalla sinistra. Liberi e uguali ha già annunciato che sarebbe "difficile stare insieme a chi vuole la flat tax" e dunque - considerando che i temi di Leu "sono incompatibili con la presenza della Lega" - si esprimerà solamente "sulla base del perimetro programmatico e politico delineato da Draghi".

Dal Carroccio comunque non manca chi spinge per il "sì". Ieri Giancarlo Giorgetti ha definito Draghi "un fuoriclasse come Ronaldo" che "non può stare in panchina". E ha così risposto all'unità nazionale invocata dal presidente Sergio Mattarella e dall'ex numero uno della Bce: "Sarebbe sorprendente che non venga ascoltato il primo partito in Italia. Se si volesse far nascere un governo senza questa gamba mi sembra evidente che sarebbe un governo zoppo". Anche Luca Zaia si è detto convinto che Salvini "saprà muoversi con senso di responsabilità nei confronti del Paese" e dell'identità del partito.

Il governatore del Veneto vede Mario Draghi come una figura "di indiscusso standing internazionale" che è riuscito a riscattare "l'immagine dell'Italia attraverso tutta la sua carriera, in particolare nei suoi 8 anni di presidenza della Bce".

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