Due commissari a tempo per Forza Italia: Giovanni Toti e Mara Carfagna. All'interno di un «board» di 5 persone per scrivere le nuove regole del congresso di Forza Italia in autunno, con il vicepresidente Antonio Tajani e le due capigruppo in parlamento Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini. L'annuncio di Silvio Berlusconi arriva in serata nella sala Koch di palazzo Madama, dove sono riuniti tutti i parlamentari azzurri e rimanda al Consiglio nazionale del 13 luglio e non più del 25 giugno.
È il termine di una giornata convulsa, in cui circolano notizie su speaker, reggenti, diarchia, direttorio, primarie... Arriva dopo un pranzo tra il Cavaliere e il governatore della Liguria a Palazzo Grazioli, in cui gli attriti si smorzano. «Posizioni diverse possono convivere nel partito - spiega, in sostanza, il leader azzurro-, non c'è bisogno di dividerci e farci del male. Così ci sarà un confronto interno e una prospettiva di crescere in futuro e non farci fagocitare dagli alleati». Gli parla di un ruolo di coordinatore con la Carfagna per gli affari correnti fino al Congresso e in serata Toti precisa che «non si fanno le rivoluzioni con un board» e che può essere «un percorso condiviso se il tempo sarà stretto e si andrà subito ad un congresso con primarie aperte, anche cambiando il nome, per aprire una nuova casa dei moderati». Insomma, qualche dubbio lo lascia.
Berlusconi lavora per l'unità, dentro Fi e dentro il centrodestra e per scongiurare la crisi sceglie la mossa del cavallo, suggerita dai «pontieri», Niccolò Ghedini in testa, per evitare l'ultima scissione. Tutte le indiscrezioni già avevano due nomi al centro, quello di Toti che fa la fronda al partito da mesi e il 6 luglio presenta il suo movimento «L'Italia in crescita» e quello della vicepresidente della Camera che da tempo lo osteggia e punta in alto. Uno per il nord, una per il sud. Ma soprattutto i campioni di due linee politiche diverse, che a questo punto si proporranno dentro Fi: la prima di dialogo stretto se non unione con il polo sovranista di Lega e FdI, la seconda fortemente identitaria e dialettica verso Matteo Salvini (per qualcuno anche di apertura verso un centrosinistra moderato, che avrebbe il volto di Carlo Calenda).
All'incontro con deputati e senatori Berlusconi indica una coalizione di centrodestra che consentirebbe di aumentare i voti rispetto alla somma dei partiti e dice di averne parlato con Matteo Salvini. «Allearci con la Lega non vuol dire sottomettersi, anzi. Dovremmo essere d'accordo sui candidati per le elezioni e sui ministri di un prossimo governo di centrodestra. Servirebbe a rimarcare la differenza con questi sciagurati», dice parlando del governo. Il Cav ribadisce l'avversità ad un esecutivo «straziante» e «inefficiente», che offre «uno spettacolo indecoroso di liti tra vicepremier e addirittura insulti», attacca soprattutto i 5Stelle, dice che Fi non potrà mai essere alleata con la sinistra, perché è «il centro pensante, operativo, insostituibile del centrodestra».
Con la nomina di Toti e Carfagna il leader ricompatta i dissidenti e risponde alle proteste dei dirigenti meridionali, che non si sentono rappresentati adeguatamente ai loro voti. Chiude con l'antico verticismo, dopo 25 anni e apre al dibattito democratico tra gli azzurri, perché la strategia politica sia scelta da una base larga al congresso d'autunno e anche attraverso le elezioni di eventuali coordinatori nazionali, come quelle dei coordinatori regionali.
I due commissari e con loro l'intero «board» sono temporanei, hanno cento giorni per stabilire
in questa fase di emergenza come si cambierà volto a Fi. Sono gli ultimi nominati, perché i prossimi dirigenti saranno eletti. Il passo verso il cambiamento è fatto e, se il cammino proseguirà, nulla sarà più come prima.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.