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"Quel Paese esporta galeotti" Scontro tra Salvini e Tunisia

Nuovo naufragio nel Mediterraneo. Salvini parlerà col suo omologo tunisino: "Spesso e volentieri esportano galeotti". Tunisi: "Profondo stupore", l'ambasciatore italiano: "Parole fuori contesto"

"Quel Paese esporta galeotti" Scontro tra Salvini e Tunisia

Dopo un fine settimana segnato da nuove stragi nel mar Mediterraneo, è scontro tra Matteo Salvini e la Tunisia.

Almeno 56 clandestini sono, infatti, annegati in naufragi di barconi diretti verso le coste dell'Europa. Nove immigrati, tra cui sei bambini, sono morti quando il motoscafo su cui viaggiavano è affondato al largo della costa della Turchia, mentre i cadaveri di altre 47 persone sono stati recuperati sulle coste della Tunisia. Questo nella giornata in cui il neo ministro dell'Interno, Matteo Salvini, a Catania ha detto che il nuovo governo "non terrà una linea dura, ma di buon senso", pronosticando "più espulsioni" e meno sbarchi, per "salvare delle vite". E attaccando la Tunisia: "Spesso e volentieri esporta galeotti".

Parole che non sono piaciute al governo tunisino, che parla di "profondo stupore" e preoccupazione di "comunicare con il nuovo governo italiano per promuovere la cooperazione, le relazioni amichevoli e strategiche tra i due Paesi". Per Tunisi le parole di Salvini "denotano una mancanza di conoscenza dei vari meccanismi di coordinamento stabiliti tra i servizi tunisini e italiani responsabili della lotta contro la migrazione irregolare". L'ambasciatore italiano in Tunisia, Lorenzo Fanara, è stato convocato al ministero degli Esteri per chiarire le dichiarazioni del ministro. Dichiarazioni che - assicurano dal Viminale - "sono state estrapolate fuori dal loro contesto", mentre resta "l'impegno a sviluppare la cooperazione con la Tunisia nelle aree di sua competenza". E durante un comizio da Fiumicino, Salvini ci tiene a precisare che "chi in Tunisia si è offeso, sbaglia". "Arrivano molte persone perbene - ha detto il ministro - ma anche persone meno perbene. Sono pronto ad incontrare il ministro tunisino la prossima settimana. L'obiettivo è far sì che ognuno stia meglio a casa sua".

Intanto però riprendono gli sbarchi. E riprendono i morti. La prima imbarcazione è affondata al largo della provincia turca di Antalya, popolare meta turistica. Cinque persone sono state salvate, mentre nove vittime (due uomini, una donna e sei bambini, secondo l'agenzia di stampa Anadolu) hanno perso la vita. Il più vicino territorio dell'Unione europea è la piccola isola greca di Castelrosso, al largo del resort turco di Kas. Poche ore dopo sono stati ripescati i cadaveri di 47 clandestini al largo della Tunisia meridionale, dove altri 68 immigrati sono stati tratti in salvo. "Ma si tratta ancora di numeri provvisori", ha precisato il ministero dello Difesa di Tunisi citato dall'agenzia France Presse. I soccorsi sono stati attivati quando è arrivata segnalazione di una barca "sul punto di affondare" al largo del governatorato di Sfax. Delle persone annegate si sa soltanto che erano in parte tunisini, poi ivoriani, maliani, marocchini e camerunensi.

"Basta alla Sicilia campo profughi d'Europa - ha detto Salvini a Catania - non assisterò senza far nulla a sbarchi su sbarchi. Servono centri per espellere". Per il neo ministro dell'Interno l'obiettivo resta quello di "salvare le vite". Ma, ha messo bene in chiaro, "pregare e commuoversi non basta, lavoro perché tutti gli organismi internazionali si impegnino a fermare partenze, sbarchi e morti". Secondo le stime dell'Oim, nel 2018 sono arrivate in Europa 36.940 persone, di cui 32.080 via mare, mentre 660 sono morte nel mar Mediterraneo. Nel 2017, le persone arrivate erano state 186.768, e i morti in mare 3.116, mentre l'anno prima rispettivamente 390.432 e 5.143.

Molti tunisini tentano regolarmente di raggiungere l'Italia via mare, soprattutto giovani in fuga dalla disoccupazione. Non solo: nelle rotte tunisine si infiltano spesso anche i terroristi. Non sono da sottovalutare, infatti, le cellule tunisine pronte a colpire il Vecchio continente. Negli ultimi anni, complice anche un'immigrazione incontrollata, sono stati diversi gli attentati compiuti o pianificati da tunisini.

Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, il terrorista affiliato allo Stato islamico che ha portato la morte a Nizza il 14 luglio del 2016, proveniva da M'saken, nel governatorato di Susa. Allo stesso modo, Anis Amri, il jihadista dell'Isis che ha falciato 12 persone a Berlino, era nato a Tataouine, città berbera della Tunisia. Amri è stato freddato a Sesto san Giovanni, forse mentre stava cercando disperatamente un appoggio logistico. Già perché le cellule jihadiste tunisine che gravitano attorno a Milano sono molte (e pericolose). Il nome Moez Fezzani dice poco, eppure era lui il reclutatore dell'Isis in Italia. Tunisino, era lui il basista che ha mandato - tra il 1997 e il 2001 - decine di volontari a combattere la Guerra Santa nei campi di mezzo mondo. Successivamente, con la nascita dello Stato islamico, si è spostato in Libia, dove ha gestito i campi di addestramento per gli aspiranti mujaheddin.

Dopo un picco a settembre e ottobre dello scorso anno, le partenze erano diminuite, ma quest'anno sono riprese. "La Tunisia è un paese libero e democratico, ma spesso e volentieri esporta galeotti", ha commentato Salvini da Pozzallo annunciando che parlerà presto con il mio omologo tunisino.

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