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Salvini riposiziona la Lega. Si ispira al Cavaliere e sogna la svolta liberale.

"Non pretendo di fare tutto da solo, lavoro con Fi". Il nodo delle alleanze europee.

Salvini riposiziona la Lega. Si ispira al Cavaliere e sogna la svolta liberale.

La Lega appare sempre di più una realtà in movimento. Una riflessione politica è in corso da tempo e con essa una rimodulazione degli obiettivi e della comunicazione. E Matteo Salvini, in una intervista al Corriere della Sera, non si sottrae e lancia nuovi argomenti sul tavolo della discussione, citando la necessità di una «rivoluzione liberale», prendendo esempio dalle passate esperienze vissute nel centrodestra, in primis da Silvio Berlusconi, e raccontando dei proficui colloqui con un interlocutore «dalle idee stimolanti» come Marcello Pera.
«Vanno allargati i confini del nostro perimetro politico coinvolgendo imprenditori e professionisti. Ho in testa un modello preciso». Quello delle Marche: «Lì siamo stati capaci di creare un mix che è stato apprezzato dagli elettori». Sul futuro della Lega dice: «Abbiamo bisogno di cervelli per ragionare sul futuro, come fece a suo tempo Berlusconi», «condivido l'idea della necessità di una rivoluzione liberale. Abbiamo bisogno di liberare energie, di sfruttare le potenzialità degli italiani. E non pretendo di essere da solo in questo impegno. Sto lavorando anche con Fi».
Sull'invito del cardinal Ruini a dialogare con l'Europa, Salvini dice: «Ho letto l'intervista e l'ho molto apprezzata. Dialoghiamo a Bruxelles tutte le settimane senza dirlo in giro. D'altra parte, voi pensate che si possa vincere con il 75% in Veneto senza un confronto continuo con le principali cancellerie europee? Governiamo in 14 Regioni su 20, non siamo marziani».
L'approccio sul risultato elettorale è tutt'altro che giustificazionista con una riflessione anche sui Comuni lombardi, governati in larga parte dal centrosinistra. «È un limite nostro. Dobbiamo coinvolgere di più le persone. Alcune porte delle sezioni della Lega sono rimaste chiuse. Guardate quel che è successo a Macerata. Abbiamo vinto schierando un professionista non iscritto. Cerchiamo di essere meno gelosi di chi ci può aiutare. Dobbiamo allargare. Voglio una Lega più presente nei mondi esterni alla politica. Bisogna parlare con i professionisti e le imprese. Nei capoluoghi dobbiamo essere più presenti. Ora il nostro sguardo è rivolto alle elezioni che la prossima primavera si terranno nelle principali città italiane, da Milano a Roma, da Napoli a Torino».
Il leader della Lega affronta anche il tema del presunto dualismo con Giancarlo Giorgetti. «Abbiamo fatto una bella chiacchierata. Lui è il responsabile Esteri. Con lui la prossima settimana incontreremo i nostri parlamentari europei perché sul tavolo ci sono dossier importanti su cui vogliamo far valere il nostro peso. Il presunto antagonismo? Sono montature giornalistiche. Lo stimo molto e, come con Zaia, mi ci confronto spesso». Sull'Europa, però, pare avere idee diverse dalle sue. «Lui dice, e lo penso anch'io, che è necessario dialogare con tutti. Poi ogni cosa ha i suoi tempi. È chiaro che prima o poi torneremo al governo e per allora dovremo avere solide alleanze europee. Ci stiamo lavorando. Riservatamente ci sono interlocuzioni ad alti livelli».
Sulla leadership della Lega, però, il messaggio è perentorio: «Lo decideranno gli elettori, non le cene ristrette». Così come sulla presidenza dei Conservatori europei conquistata da Giorgia Meloni. «Sempre di opposizione parliamo. In Europa comandano popolari e socialisti. Siamo d'accordo che si debba pesare di più. Però non è chiaro dove andrà il Ppe.

Se si sposta sulle posizioni di Orban avvio il dialogo».

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