Salvini non cede sulla Diciotti. Nega frizioni con i colleghi di governo del M5S ma tiene la barra a dritta sull'obiettivo ripetuto giorno dopo giorno: bloccare il traffico di esseri umani, togliendo ai trafficanti il "sostegno" dei tutte la navi che gravitano al largo della Libia. Prima è stato il turno delle Ong, poi quello delle imbarcazioni militari delle missioni europee. E ora quello delle navi battenti bandiera italiana.
Non è un caso se, a diverse ore dal trasbordo dei 67 migranti (58 uomini, tre donne e sei minori) dalla Vos Thalessa sulla nave Diciotti, la Guardia Costiera non abbia ancora ricevuto l'indicazione sul porto italiano in cui sbarcare. Il natante sarebbe diretto a Trapani, ma senza autorizzazioni ufficiali. Il ministro dell'Interno vuole infatti garanzie per la "sicurezza degli italiani". Garanzie che, come annunciato già ieri sera, potranno arrivare solo se gli autori dell'ammutinamento sul rimorchiatore italiano saranno identificati e messi agli arresti. Insomma, in attesa che la situazione diventi più chiara, il vicepremier leghista tiene in stallo la Guardia costiera italiana. Scatenando le proteste di Di Maio.
"Non è immaginabile chiudere l'ingresso ad una nave italiana - spiega il grillino a Omnibus su La7 - e si tratta di una nave italiana, che è intervenuta in una situazione che dovremmo chiarire bisogna necessariamente farla sbarcare". La posizione delle due anime della maggioranza è infatti diversa. Quando la Vos Thalessa ha caricato a bordo gli immigrati da un barcone, si è diretta verso la Libia per consegnarli alla guardia costiera di Tripoli che, come spiegano dal Viminale, era già stata allertata. Poi qualcosa è andato storto. I migranti hanno fatto scattare una rivolta, dirottando la nave "verso nord" e costringendo il comandante a chiedere l'aiuto della Marina italiana. Toninelli ha dato il via libera al trasbordo, irritando il collega di governo.
Non potendo (forse) negare alla Diciotti loo sbarco in Italia, Salvini sta pensando ad una soluzione alternativa per far passare il messaggio che è "stufo" della presenza di imbarcazioni, anche italiane, al largo della Libia. Per ora la tiene in stallo, attendendo garanzie sull'arresto dei "delinquenti" a bordo. Il ministro assicura che risolverà il dilemma prima di approdare a Innsbruck per il vertice Ue dove porterà la "linea della fermezza" concordata con Conte nell'incontro di questa mattina.
"Se c'è gente che ha minacciato e aggredito non è gente che finisce in un albergo ma è gente che dovrà finire in una galera - mette in chiaro Salvini - non darò autorizzazione a nessun tipo di sbarco finché non ci sarà garanzia per la sicurezza degli italiani che delinquenti, che non sono profughi, che hanno dirottato una nave con la violenza, finiscano per qualche tempo in galera e poi vengano portati il prima possibile al loro Paese". Di più. Il leghista insiste nel dire che "prima di concedere qualsiasi autorizzazione attendo di sapere nomi, cognomi e nazionalità dei violenti dirottatori, che dovranno scendere dalla nave Diciotti in manette".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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